L'opinione pubblica: chi la rappresenta?
Paolo Straface
Ribadendo che non ritengo assolutamente "diseducato" chi tra la gente ha deciso coscientemente di non ritenere questo referendum degno di una posizione netta tra un si ed un no,sia esso un comune cittadino o un rappresentante dello Stato (ma non lo Stato!!), reputo invece fortemente criticabile chi si disinteressa totalmente delle questioni collettive dimostrando scarsa responsabilità ed ipocrisia quando poi è pronto a inveire contro chi ha fatto una scelta da egli "rifiutata". Il referendum, "il portare la cosa in pubblico", è indubbiamente uno strumento da non abolire, ma forse da utilizzare in maniera diversa, ma quando il referendum è utilizzabile? Beh non so se ci sia un modo per saperlo prima del risultato del referendum stesso! Un risultato come l'ultimo da chiare indicazioni sul fatto che la materia proposta non fosse adatta alla consultazione popolare mentre i risultati ottenuti in passato hanno dimostrato l'utilità di questo mezzo portando a grandi conquiste. Aumentare il numero delle firme da raccogliere per la promulgazione del referendum può essere una buona soluzione ma non assicura la partecipazione popolare che forse sarebbe meglio garantita con una maggiore sensibilizzazione verso le problematiche comuni. Ma un altro strumento popolare,sottovalutato dall'amico Mirko, è il Parlamento Italiano. Questo è eletto democraticamente dalla grande maggioranza del paese e non mi stupisce,anzi lo trovo del tutto fisiologico, che in alcuni periodi sia percepibile un distacco tra volontà popolare e scelte parlamentari. L'evoluzione del mondo, dell'umanità è continua;cambiano gli interessi, le necessità, nascono nuove idee ed è per questo che ogni cinque anni Camera dei Deputati , Senato della Repubblica e Governo vengono rinnovati grazie ad una democratica alternanza. Non riesco ad immaginare un tavolo attorno al quale siano seduti circa 56 milioni di individui che discutono delle loro problematiche per giungere ad una conclusione e soprattutto ad una decisione condivisa da tutti(visto che non riescono a farlo due persone). Il punto è che ci sarà sempre una minoranza "infelice", indubbiamente da tutelare! Definendo questo sistema il più democratico attualmente possibile volevo sottolineare come, senza dubbio, sia meglio "un adeguamento" (ma non una rinuncia alle proprie idee) ad una maggioranza e non ad una minoranza, come purtroppo è successo in passato, insomma meglio "una democrazia forse imperfetta piuttosto che un'oligarchia o addirittura una dittatura!" Sono convinto che il popolo abbia ancora un forte potere decisionale e che sappia farlo valere quando è necessario, e poi, ripeto, non vedo alternative alla politica della maggioranza e non mi sembra che siano riusciti a trovarla i tanti autori che si sono occupati di queste problematiche, non sarà forse il metodo più giusto ? La globalizzazione poi meriterebbe una trattazione infinita ma per fortuna tale privilegio non mi è concesso! Comunque ben venga quella economica se permette di aiutare popolazione meno fortunate, ad esempio con provvedimenti come la cancellazione del debito estero dei paesi meno agiati o "diversamente fortunati", anche se naturalmente è solo un piccolo passo di una lunga camminata! La globalizzazione sociale, invece, intesa come annullamento delle identità e delle particolarità non è certo auspicabile e soprattutto non credo sia mai raggiungibile (ammesso e non concesso che qualcuno voglia raggiungerla in questo senso, ma ne dubito!); è forse percorribile una via che porti ad un maggior benessere comune partendo però dai piccoli problemi concreti della gente per poi arrivare alle grandi problematiche del "globo"! Questa discussione mi fa sentire quasi in imbarazzo: parlare del popolo in terza persona come se fosse un qualcosa a me estraneo, come se fossi al di fuori di esso è quantomeno surreale e anche se credo di essere parte integrante di questo popolo devo ammettere che le grandi decisioni, le grandi riforme, i grandi cambiamenti sono spesso risultati "impopolari", almeno inizialmente, fatti da grandi personaggi che la storia e il popolo (forse un popolo diverso) hanno consacrato! |
PUBBLICATO 17/6/2005
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