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I due Miracoli del Beato Angelo.

Cinzia Altomare
Foto © Acri In Rete
Riceviamo da una ricercatrice presso l'Archivio di Stato di Cosenza questo splendido contributo e, con piacere, ne diamo pubblica diffusione.

Oggi l'attività dei notai è legata, più che altro, agli aspetti più economici della vita degli uomini: ogni acquisto o vendita di notevole importanza, richiede la sottoscrizione di questi, ma la professione notarile è andata mutando con i tempi.
I notai erano, fino agli inizi dell'Ottocento, le sole personalità locali a cui tutti facevano ricorso per una qualsiasi motivazione legale: solitamente vendite e acquisizioni di ogni genere, testamenti, inventari, cessioni e donazioni ma, in altre occasioni, raccoglievano una testimonianza diretta su un fatto accaduto. Essi rappresentavano la testimonianza e l'unica fonte per una conoscenza più ravvicinata della società dell'epoca: una società variegata e dinamica nella quale il notaio effettuava la sua funzione professionale, funzione di collegamento e di incontro di persone e sfere sociali differenti. Erano gli unici detentori di un passato locale, quasi sconosciuto, in un'epoca che non conosceva i giornali e i mass-media; in pratica "cronisti" di non professione, ma con una attività riconosciuta come "rogatari" (coloro che scrivono su richiesta di altri), conferivano al documento/atto la "pubblica fide", quindi al notaio facevano ricorso tutti e per le cose più disparate e impensabili: dall'efferato omicidio al problema di salute del vicino, curiosità di cui oggi si sente parlare solo in televisione.
Quelle che riportiamo di seguito sono proprio curiosità, perché riuscire a leggere dell'attestazione di un miracolo è un rarità.
Il 12 agosto del 1756, i coniugi donna Ursula Tajani e il marito Nicolò Stocchi di Cosenza, con la motivazione di lasciare testimonianza, si recano dal notaio Antonio Rossi, e rendono noto che donna Ursula partorì, ma in modo particolare: "…come in tempo le sopragiunsero i dolori del parto in atto, ch'era di cinque mesi, passava pericolo della vita, che la stringeva, di modo tale che, davvero i dolori di morte giorni sei, e verso l'ultimo con effusione di sangue assai stravagante, e fuori dell'usato, avendo fatti tanti voti, e promesse e santi, e raccomandatisi a P.P. Spirituali, le monache Cappuccinelle di questa città intese di tal fatto l'inviorno una effige seu Figurina del Padre P. Angelo d'Acri, dicendo, che detta Signora Donna Ursula avesse applicata sopra, che passarono subito i dolori suddetti: come in fatti appena posta la detta figurina su la parte del ventre, cessarno i dolori, si sgravò del patimento felicemente, e riposò di modo tale, che non intese più dolori e dopo mesi nove partorì naturalmente: Onde per essere questa la verità, ci ha richiesto, acciò fatto n'avessimo il presente pubblico atto…".
Il miracolo si riferisce al Beato Angelo da Acri, al secolo Luca Antonio Falcone, che nacque il 19 Ottobre 1669 e morì nel 30 Ottobre 1739, poiché era un predicatore in provincia di Cosenza era molto conosciuto e la Chiesa, all'indomani della sua morte, ordinò di indagare su tutti i possibili miracoli a lui attribuiti, quindi i due coniugi, sicuramente consigliati da qualche religioso, hanno ritenuto rendere pubblico l'avvenimento e l'unico modo per farlo era recarsi presso un notaio.
Un tono più canzonatorio è l'atto stilato dal notaio Carmelo Maria Trocini: il 10 novembre del 1797; il povero Don Bernardo racconta di avere sofferto di grandi bruciori (una comune cistite), ma preoccupato per questo sconosciuto male che lo attanagliava decide di pregare e si affida al Beato Angelo di Acri.
"…Don Bernardo Martino di questa città di Cosenza di anni 65 circa, il quale spontaneamente, e non per forza, ma di sua libera volontà con giuramento attesta, e fa piena, certa, ed indubitata fede, qualmente si obbligò con voto innanzi all'altissimo Dio che fece la pena alli tre dello scorso mese di ottobre di questo corrente anno 1797 mentre stava in letto per essere convalescente, verso un'ora di giorno li venne un stimolo di orinare con un bruggiore grandissimo, quale bruggiore li durò per due ore, e più, ed era necessitato a tenere l'orinale in mano, mentre ogni due, otto goccie di orina si generavano doveano uscire, ma con il spasimo del bruggiore … fece ricorso al venerabile servo di Dio Padre Angelo di Acri, dicendo che se li faceva cessare questo bruggiore e l'avesse fatto pubblico attestato, e per elemosina avrebbe dato carlini trenta per la sua canonizzazione. Mirabil cosa non passò un quarto di ora che si era così obbligato, che li passò lo bruggiore, e l'orinare si allargò a quasi un'ora; onde potè riposare il resto della notte, e per essere questa la verità ci ha richiesto che di tutto ciò formar ne dovessimo il presente atto alla grazia ricevuta dal Signore mediante li meriti di detto Padre Angelo in adempimento al suo voto, asserendo di aver consegnato detti carlini trenta in mano al molto Reverendo Padre Guardiano Fra Serafino di Paola…".
E' cosa assai probabile che la cistite si sia semplicemente mitigata, ma diversamente dai coniugi Stocchi, Don Bernardo che conosceva la prassi e aveva le possibilità economiche, ha praticamente fatto qualcosa per "spingere" i rappresentanti della Chiesa al riconoscimento della potente mediazione di Padre Angelo per i dolori della gente comune.
I documenti sono interessanti perché riportano alla maniera comune, e non come la Chiesa vorrebbe, un avvenimento di solito riservato al giudizio degli esperti che devono giudicare l'episodio da un punto di vista teologico e con il rigorismo che si conviene. Il linguaggio è semplice e popolano e non si limita ai semplici fatti, ma in entrambi i casi i notai usano la loro meticolosità professionale e la precisione nel segnare le cose; infatti, colpiscono la descrizione un po' troppo particolare sulla quantità di sangue e sui dolori, addirittura sono segnate le ore e i giorni di sofferenza fisica, qui la proverbiale riservatezza del passato, a cui siamo abituati a pensare per i casi più "intimi", viene meno.
Al di là del fatto se la Chiesa ha riconosciuto proprio questi come miracoli, i documenti ci fanno conoscere altri aspetti di un passato che ci sembra lontano e diverso: erroneamente, per esempio si usava già fare le figurine dei santi e, addirittura, le figurine non erano solo per i santi, infatti Padre Angelo venne proclamato "beato" nel 1825. Le figurine circolavano fra la gente e diversi erano gli stampatori che ne hanno fatto commercio e lucro.

PUBBLICATO 19/5/2005

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