Campagna elettorale senza verve.
Piero Cirino
Infatti, a distanza di quasi una settimana dalla presentazione di liste che in larga parte si conoscevano già, la scintilla non è ancora scoppiata. Si lavora sotto traccia, preoccupati maggiormente di non scoprirsi, piuttosto che proporsi a quella fetta di elettorato che non ha ancora deciso a chi dare il voto. E' come se i candidati, per prendere in prestito un termine del gergo calcistico, badassero di più a non prenderle, anziché proporre tattiche offensive. Vi è la consapevolezza, forse, che in questa fase bisogna quanto più possibile garantirsi delle certezze, ognuno nel proprio elettorato di riferimento. In città non sono stati ancora collocati i palchetti per i comizi, complici anche le proibitive condizioni meteorologiche, e questo senz'altro incide. I cittadini si sono accorti della campagna elettorale soprattutto perché non possono più andare al cinema, considerato che l'amministrazione comunale ha pensato "bene" di interrompere le proiezioni per tutto il periodo delle elezioni. C'è davvero, in questo senso, un cambiamento epocale rispetto al passato, anche più recente. Oggi nessuno si affida più al tradizionale comizio, cioè al meccanismo della ricerca del consenso attraverso l'oratoria. Complice anche il sistema uninominale, ci si affida al consolidato caseggiato. L'elevato numero di candidati, che tuttavia non è superiore a quello di cinque anni fa, non permette neanche di avere la certezza del consenso familiare. E' davvero raro infatti trovare una famiglia in cui non vi siano almeno due candidati. Talora, e in schieramenti diversi, è possibile incontrare due opzioni politiche antitetiche anche all'interno di un singolo nucleo familiare di origine. I candidati a sindaco inoltre si stanno muovendo come se avessero stabilito un tacito patto di fair play. Infatti finora Tenuta, Ferraro e Coschignano, rispettivamente candidati della Casa delle Libertà, del movimento civico "Acri nostra" e dell'Unione di centrosinistra, si sono unicamente limitati alle rispettive presentazioni e a iniziative politiche nelle periferie. Non vi sono state scintille o accuse reciproche. Insomma il bon ton politico è salvo, anche se, al di là della forma, che comunque deve essere tutelata, se non altro per vendicare il pessimo esempio che in cinque anni ha fornito il consiglio comunale, almeno nei contenuti, la campagna elettorale si dovrebbe accendere. Il rischio, se si continua così, è che l'elettore si addormenti. |
PUBBLICATO 11/3/2005
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