Politica sociale e volontariato.
Maurizio Garotti
Già durante il governo del centrosinistra tale spesa sociale era sotto la media europea, nonostante gli impegni a riequilibrarla; ad oggi la predisposizione è ad un nuovo ribasso senza nessuna prossima speranza di inversione di tendenza. Tutto ciò ricade come un macigno sulla vita del volontariato, ed è punto di partenza per comprendere appieno se non la crisi, almeno le forti complicazioni poste dalla politica a ciò che è l'universalità dell'accesso da parte dei cittadini ai diritti riconosciuti dalla Costituzione e dalla Legge, considerando che il volontariato senza una garanzia dello Stato è costretto a confrontarsi con la realtà circostante, a delimitare l'iniziativa a pochi ambiti nonostante l'aumento delle richieste e a sollecitare, quindi, con forza un'adeguata politica sociale che riporti la persona e i suoi diritti al centro dell'azione dello Stato. Tutto quanto sopra detto le associazioni di volontariato lo stanno chiedendo a gran voce da tempo, anche attraverso iniziative pubbliche di organismi quale il Forum Permanente del Terzo Settore nel cui rapporto 2004-2005 (www.forumterzosettore.it) sono meglio trattate. Se mai il volontariato ha dovuto superare degli esami, in questi anni li ha superati tutti sia nei confronti dei governi, sia nei confronti dei cittadini e di tutte quelle dinamiche e continue trasformazioni della società italiana. Trovandosi in prima linea nei momenti di collettivo bisogno, avendo alla base la partecipazione e la disponibilità volontaria dei cittadini, le associazioni operano per la tutela e la promozione dei diritti non solo degli associati, ma a dell'intera comunità e con l'impegno a rendere sempre più democratica la vita all'interno delle associazioni stesse, in una costante equazione volontariato uguale democrazia partecipativa da affiancare ad un'altra uguaglianza Volontariato uguale "pubblico non statale" che, tradotto in italiano, vuol dire: vicino alle istanze dei cittadini lì dove lo Stato non arriva. Quindi subire e arrenderci ad una marginalità alla quale ci vorrebbe confinare il taglio della spesa sociale con le attuali conseguenze, significherebbe sminuire la forte e necessaria identità delle organizzazioni presenti sul territorio, significherebbe sottoporre il volontariato a forti difficoltà gestionali, confermerebbe non vedere gli strati sociali più deboli, sarebbe come dar ragione all'assioma berlusconiano che sta facendo scomparire la classe media creando ricchi o poveri. La campagna elettorale non è solo 660, la campagna elettorale è una fetta di cittadinanza che sopravvive e sbarca il lunario senza che l'ufficio dei Servizi sociali del comune ne sappia qualcosa. Intervenire e subito lì dove la destra non è arrivata per mancanza non solo di mezzi, ma anche di volontà e sensibilità. |
PUBBLICATO 5/3/2005
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