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I mali insoluti!

Piero Cirino Groccia
Foto © Acri In Rete
Io studio a Milano ormai da quattro anni e ho l’occasione di tornare nel nostro amato paese solo durante le festività, mi rendo conto che molti di coloro che vivono la quotidianità della vita acrese sono forse più coinvolti nelle problematiche sociali che attanagliano la nostra comunità.
Nonostante ciò però mi sono fatto un’idea personale delle cause che da molto troppo tempo ormai frenano la crescita del nostro territorio e vorrei brevemente farvene partecipi:
1. Mancanza di una Pubblica Amministrazione capace di attivare l’iniziativa privata e di svolgere da promotore allo sviluppo locale: la nostra classe dirigente non ha ancora compreso, secondo me, che il ruolo di un ente locale non è solo quello di gestire le pratiche burocratiche e di prodigarsi per la riqualificazione urbana (come sta facendo l’attuale amministrazione comunale, e come hanno fatto quelle antecedenti). Il ruolo di un’amministrazione locale oggi deve consistere anche nell’offerta di servizi reali ai cittadini e agli imprenditori (penso allo sportello unico per il cittadino o a servizi di consulenza e formazione per le imprese) in grado di favorire lo sviluppo di un’imprenditorialità giovanile che possa camminare con le proprie gambe; quanti di voi per esempio hanno mai sentito parlare delle Agenzie di Sviluppo o di fondi comunitari a sostegno della progettualità giovanile? Il Comune si è mai preoccupato di stimolare l’iniziativa privata?

2. Assenza di una cultura dell’imprenditorialità: diciamoci la verità da noi si preferisce “immobilizzare” il denaro nell’acquisto di stabili o in titoli di Stato free risk, piuttosto che investire in attività produttive capaci di generare nuova ricchezza per l’intera comunità. Eppure non manca la possibilità di intraprendere iniziative imprenditoriali in settori come quello dei prodotti tipici locali, delle biodiversità, dell’agriturismo etc…In questo ritengo che un ruolo di primo piano debbano svolgerlo le nuove generazioni, bisogna investire nel nostro territorio se vogliamo che nasca un tessuto economico e sociale solido.

3. Congenito isolamento territoriale: non possiamo più permetterci di rinviare la costruzione di nuove reti viarie (Sibari-Sila) o il potenziamento di quelle esistenti (statale per Cosenza), se non vogliamo che la nostra economia collassi definitivamente. Dobbiamo aprirci verso il comprensorio per far sì che affluiscano nuove risorse economiche e si creano relazioni d’interdipendenza proficue. Non si può vivere di un’economia chiusa in se stessa e incapace di attrarre investimenti dall’esterno, e questo limite non può essere superato se mancano infrastrutture adeguate. Sono spunti di riflessione che devono coinvolgere tutti, indipendentemente dalla fazione politica. Bisogna che si sviluppi tra i giovani una coscienza sui problemi di Acri, che ci si impegni per il rinnovamento e la crescita futura.

Un saluto a tutti gli “Acritani”…

PUBBLICATO 16/2/2005

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