Ci illudevamo, prima dell'avvio della campagna elettorale, di potere contare su degli avversari con cui confrontarsi sui problemi e sulla ricerca di soluzioni. Bruscamente la realtà ci ha ricondotto a misurare quale crudele distanza intercorra tra il sogno e il contingente.
Leggendo la risposta di Alessandro Feraco ci siamo chiesti: è possibile che il centro - destra non riesca ad uscire dallo stereotipo ripetitivo imposto da Berlusconi e provare ad usare temi ed argomentazioni che siano frutto di una elaborazione originale?
E' curioso constatare quanto ciò sia difficile.
Il Feraco, coerente con la logica imposta da Silvio, si tiene ben lontano dal rispondere alla argomentazioni e alle critiche da noi prodotte e si chiude a riccio in una posizione vittimistica puntando il dito contro i soliti, irriducibili comunisti, che lo avrebbero attaccato.
E' lo slogan tipico dell'impostazione made in Arcore: martire è bello!
Di fronte alla impossibilità di contestare l'inconetsatbile, il centro-destra, per bocca di Feraco, riprende il solito clichè: il comunismo (piaga residua del nostro tempo) e la presunta aggressione personale.
Caro Feraco, rilegga il nostro pezzo "a proposito di diniego della verità" e cerchi se può di dare una risposta ai nostri rilievi: il rifiuto del contraddittorio e l'atteggiarsi a vittima lo lasci a Berlusconi. Noi crediamo che il vostro schieramento non difetti di esseri pensanti, per cui provate ad uscire da ciò che vi impone il padrone e cercate di confrontarvi sui tanti temi che in cinque anni non sono stati affrontati e che aspettano una soluzione, il resto è aria fritta e non ci interessa.
Tutto ciò ve lo chiedono, in primis, i vostri elettori, verso i quali avete il dovere di fare un bilancio dei risultati e non rilanciare le stesse promesse con le quali cinque anni fa avete carpito la fiducia di chi oggi si sente giustamente tradito.