Gesto intimidatorio nei confronti dell'ex vicesindaco di Acri.
Vincenzo Barone
Il ritrovamento della cassa funebre, all'indomani dell'uscita di Martelli dalla Giunta comunale, ha dato adito a diversi interrogativi. Che sia un "avvertimento" per cercare di evitare la caduta dell'attuale maggioranza? Oppure è stato un simbolico invito a mettersi da parte silenziosamente? Martelli, da parte sua, è pronto a scommettere che l'atto intimidatorio sia stato indotto dalle ultime vicissitudini legate alla politica locale. Nel denunciare il fatto alla Procura della Repubblica, l'avvocato ha spiegato che quanto accaduto "costituisce presumibilmente un grave atto intimidatorio nei confronti dell'attività politica svolta dal sottoscritto". Ottone Martelli, prima delle scorse elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale, si era dimesso da Forza Italia per aderire all'Associazione politica "Acri nostra". L'allora vicesindaco del Comune di Acri aveva sostenuto pubblicamente il presidente del movimento, Salvatore Ferraro, candidato con la lista "Missione Sviluppo", che si era collocata nell'ambito dello schieramento di centrodestra. In seguito al risultato elettorale, i rappresentanti di Forza Italia hanno chiesto al sindaco Tenuta di revocare le deleghe di vicesindaco e assessore al bilancio a Martelli, perché egli non rappresentava più, in seno al consiglio, il partito forzista. La richiesta degli esponenti del partito che si richiama alle posizioni di Silvio Berlusconi è stata accolta dal primo cittadino acrese, che venerdì scorso ha firmato il decreto di destituzione. Negli ultimi tempi, il clima politico, nel centro presilano, è divenuto molto teso. C'è aria di crisi al Palazzo Municipale, perché l'allontanamento di Martelli dall'esecutivo ha provocato l'uscita dalla maggioranza di due consiglieri, Milordo e Viteritti. Alla coalizione che governa la città, al momento, mancherebbero i "numeri" per l'approvazione del consuntivo che sarà sottoposto al vaglio del consiglio nei prossimi giorni. L'ex assessore al bilancio, nella sua lettera di denuncia, si auspica che "gli autori del gesto vengano individuati e perseguiti con severità". La scoperta della bara, in via Domenico Mauro, a cinque metri dall'abitazione del politico, è un enigma al quale i carabinieri di Acri stanno cercando di dare risposta. E' la prima volta che nel comune acrese si verifica una cosa del genere. Mai, in passato, si sono verificati atti intimidatori di tale portata. |
PUBBLICATO 28/6/2004
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