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Dibattito su via XI settembre.

Maurizio Garotti
Foto © Acri In Rete
Egr. arch. Trematerra, mi aggiro con circospezione intorno alle parole che lei ha scritto come risposta ad un intervento anonimo su via XI settembre.
Non entro nel merito del progetto, né voglio pormi l'obiettivo di risolvere i problemi urbanistici di Acri, ma devo dirle che alcune sue parole come "la pochezza d'idee e di sogni che ci ha attanagliato nei decenni precedenti" hanno fatto nascere alcuni interrogativi e considerazioni che vorrei qui esprimerle.
I problemi urbanistici li deve risolvere l'attuale Amministrazione; personalmente considero che non ci riuscirà, perché nella compagine di centro destra che governa il paese non c'è cultura e autonomia di scelte.
Al di là di alcune persone che siedono nelle vostre file, e ascoltando un consiglio comunale saltano subito all'attenzione, gli altri sembrano preda di un'incompetenza che nasce, appunto, dalla mancanza di interessi culturali. Sembra quasi che facciano politica senza il supporto di un bagaglio di ideali, di sogni, ma in balia di un completo disinteresse o, peggio, di una guida che ne dirige comportamenti e azioni politiche.
Lei potrebbe tranquillamente dirmi che questi sono aspetti trasversali che interessano la destra quanto la sinistra, ma non fino al punto da poter far passare sotto silenzio il fatto che ad Acri c'è una situazione in cui una delle due parti, chi governa, è diventato predominante a tal punto da lasciare all'altra parte, l'opposizione, uno spazio politicamente irrilevante (lo so la prego, non mi elenchi i peccati di una sinistra che ha più spesso cercato lo scontro che la collaborazione!).
I sistemi politici contemporanei dovrebbero distinguersi non per le regole di attribuzione della sovranità, ma per i canali aperti alla partecipazione di tutti alle decisioni; le sue accuse, per nulla prive di fondamento, alle passate amministrazioni, sono quasi un voler dire: "ora ci siamo noi e noi governiamo come più ci piace!". Fate pure, verrebbe da dire. Il paese è stato deturpato della sua memoria storica dalle amministrazioni precedenti e, voi, nel voler porvi rimedio, sembra che stiate completando l'opera.
Ma dove vogliamo arrivare?
Da cittadino le posso dire che quando vado in bici rischio di farmi male sul serio dovendo deviare le innumerevoli buche anche su strade di recente rifacimento ( lo so caro architetto, mi elenchi pure le responsabilità delle ditte appaltatrici dei lavori, ma il risultato non cambia! ).
Posso permettermi anche di porre sotto la sua attenzione, lo stato in cui versa via Ippocrate in delle mattinate in cui le auto parcheggiate su entrambi i lati impediscono il passaggio dei mezzi di soccorso diretti in Ospedale (lo so, parliamo pure della maleducazione dell'automobilista, ma il risultato anche in questo caso non cambia!)?
Le ripeto, non voglio entrare nel merito delle scelte urbanistiche, ma i due fatti di cui sopra mi fanno amaramente pensare che, in fondo, tra le passate amministrazioni e l'attuale c'è un filo comune che le lega, fatto di disinteresse verso la cosa pubblica e di "pochezza d'idee e di sogni che ci ha attanagliato nei decenni precedenti".
Le mie sembrano accuse, ma non lo sono. Sono, forse, le sconsolate considerazioni di fronte all'assenza della società civile. Lei dice: "il tempo sarà galantuomo", certo il tempo ristabilisce la verità e gli amministratori degli ultimi 50 anni ne sanno qualcosa, ha sancito le loro responsabilità che sono, tra l'altro, sotto gli occhi di tutti; voi attualmente governate e non è difficile puntare il dito contro le passate amministrazioni; spero solo che la società civile di questo paese generi intellettuali capaci di conoscere, sapere, seguire tutto ciò che succede e coordinare i fatti e dare spessore alle scelte politiche future, perché il tempo dovrà ristabilire la verità anche sulle vostre scelte architetto e, purtroppo, le premesse non sono delle migliori.
Anche se chi potrebbe (e qui cito Pasolini degli "Scritti Corsari") giudicare perché non compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale, sembra attualmente latitante, dormiente.
Cordialmente

PUBBLICATO 13/5/2004

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