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Sono abbastanza folle.

Maurizio Garotti
Foto © Acri In Rete
Sono abbastanza folle da sognare di poter cambiare il mondo, ma sono anche sufficientemente disincantato da ricercare una mediazione tra ciò che desidero e la società che mi sta intorno che le confesso, sig. Feraco, non è il mondo migliore in cui vivere.
Vagheggio di liberarmi di tutto il sapere per non misurarmi di continuo con idee già pensate e con parole già dette; ma ogni tentativo mi risulta inutile e non riesco ad affrancarmi dalla Storia, o se vuole a rinnegare le mie idee laiche e di sinistra, che difficilmente possono lasciarsi sfuggire questo passo del suo articolo: "L'accanimento dei comunisti italiani per Pio XII è da ricercare nella sconfitta elettorale del 18 aprile 1948. Non gli hanno perdonato la sua scesa in campo politico che ha influenzato l'elettorato cattolico determinando la vittoria della Democrazia Cristiana", che la dice lunga sul peso del cattolicesimo in tutta la nostra vita repubblicana.
Accostando pazientemente dati storici, documenti, testimonianze, si cerca di ricostruire il perfetto equivalente di ciò che un tempo è accaduto e, se si è sufficientemente scrupolosi, ne può uscire un quadro abbastanza veritiero senza ergersi ad avvocato difensore dell'uno o dell'altro schieramento perché, caro sig. Feraco, non sono io l'avvocato difensore del comunismo, non sono io il difensore dello scoraggiante spettacolo offerto dai comunisti nei paesi dell'est o nella Cambogia di Pol Pot, non sono io che accetto in blocco la superiore premessa di un "dogma" e, di sicuro, né io né lei siamo così stupidi da credere che il nostro nascere in Italia in un periodo libero, ci renda immuni dall'accettare un minimo di colpa nei confronti dell'Umanità per ciò che hanno fatto nostri simili, preda o schiavi di un'utopia come il comunismo, il fascismo, il nazismo o quanto altro limiti la libertà. "La grazia della nascita tardiva […] non esclude un'assunzione di responsabilità rispetto al passato oltreché rispetto al futuro" .
La questione filosofica della libertà e della verità trova nelle religioni e nelle ideologie totalitarie (entrambe oppio dei popoli) l'insormontabile ostacolo del "dogma", che frena l'agire dell'uomo che in un regime totalmente libero potrebbe muoversi senza costrizioni e senza impedimenti, utilizzando le proprie capacità intellettive per determinarsi secondo un'autonoma scelta. Il libero arbitrio non è caratteristico né del cattolicesimo né delle ideologie, entrambe pongono delle verità dogmatiche a loro fondamento, cosicché la verità che spesso ci sfugge e le parole che leggiamo e pronunciamo senza penetrarne il reale significato, le epoche che viviamo con desiderio e ingordigia da dipingerle come noi vogliamo, trasformano la memoria in un esercizio che porta alla dimenticanza perché venduta alla propaganda politica di parte. Sebbene siamo tanto lontani da eventi tragici quali l'Olocausto, il Comunismo o il nazismo, nonostante le parole possano trasformare la Storia in battute rapidissime che disorientano, in immagini non conformi a ciò che è stato, i documenti negli archivi dovrebbero rivelare o porre dei punti di partenza concreti.
Lei nell'articolo dal titolo "la coscienza del male" ha scritto di archivi e di archivistica, con espressioni sempre storicamente documentate e documentabili, ma l'omissione, consapevole o meno, di una sola parola può cambiare il senso di tutto un discorso. Perché Lei mi informa che l'Archivio Segreto Vaticano relativamente ai rapporti fra la Santa Sede e la Germania dal 1922 al 1939 è pubblico, ma ciò non è interamente vero, in quanto solo talune serie di documenti archivistici di tale periodo, sono consultabili.
Con il Concordato del 1984 tra Stato Italiano e Santa Sede, le due parti si impegnavano a favorire la consultazione degli archivi appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche, mentre lo Stato si faceva carico dell'adozione di misure atte a favorire la conservazione dei beni ecclesiastici. In linea di massima a norma delle disposizioni emanate dalle autorità ecclesiastiche, sono escluse dalla consultazione le carte degli ultimi settant'anni (calcolatrice alla mano: 2004 meno 70 uguale 1934!) e quelle conservate negli archivi cosiddetti "segreti". Fino al 2001 la consultazione per il pubblico era consentita fino alla documentazione prodotta sotto Benedetto XV (più o meno il 1922) e, in ogni modo (tenga a mente!) non era liberamente estesa a tutti i fondi conservati.
Le carte rese consultabili nel 2003 dall'autorità papale, di certo fanno luce sull'opera di carità svolta dalla Chiesa nel periodo fascista, ma non c'è una norma o un metro che indichi inequivocabilmente quali documenti debbano essere consultabili e quali essere separati da tutti gli altri, lasciando tutta la libera di decisione al Santo Padre e all'archivista di Santa Romana Chiesa che ha come unico e solo superiore, appunto, il Papa.
Per "ragion di Stato" molti documenti resteranno segreti, così come per "ragion di Stato" sono stati posti a molti documenti contemporanei, soprattutto negli anni di piombo, i famosi e determinanti (determinanti alla loro completa lettura storica) degli "omissis" da vari Presidenti del Consiglio e da vari Ministri degli Interni della Repubblica; omissis che se fossero rimossi chiarirebbero molti aspetti della nostra storia contemporanea, ma simultaneamente surriscalderebbero il clima politico.
Tutto ciò detto tenendo sempre a mente che il nazismo si pose come anti-comunismo e, per questo, Hitler tentò in un primo momento di guadagnarsi la Chiesa cattolica stringendo un Concordato con la Santa Sede nel 1933 ma, poi, si rivelò l'incompatibilità tra la sua politica razzista e il cristianesimo, creando una forte resistenza dei cattolici tedeschi nei confronti del nazionalsocialismo che non determinò, però, una diversa posizione del Papa che, tra "ragion di stato" e "ragionevolezza storica", si trincerò in un necessario silenzio sulla deportazione degli ebrei per salvare milioni di vite umane, ma per ignorarne altre.
Ci sono fatti storici che non possono e non devono essere dimenticati, e ben venga l'assunzione di responsabilità da parte di Papa Wojtyla che chiede perdono per tutte le colpe della Chiesa Cattolica contro l'umanità, con il discorso del 23 marzo 2000 ai Rabbini di Terra Santa, ma ci risulta comunque troppo facile sentirci dire "ci siamo sbagliati, ora chiediamo perdono", dopo che la Chiesa nel nome di Cristo ha condannato intellettuali, ha bruciato streghe, ha evangelizzato -sulla scia delle tre caravelle- il "nuovo mondo" sacrificandone le civiltà precolombiane, ha favorito affaristi (P2) e coperto nazisti in fuga
Il Mea culpa deve andare oltre, dove non so, ma così com'è non mi basta!
Le ripeto non sono io a difendere il comunismo sovietico, questo potere immenso senza mete e senza contenuto che snaturò sin dalla sua nascita il pensiero di Marx e non sono di certo io a non riconoscere i passi avanti che la Chiesa ha fatto (e farà) sulla strada della verità storica; perché riesco a comprendere la "ragion di Stato" e afferro in pieno che il Papa non può che fare il mestiere di Papa, ma oltre ad essere il rappresentante di uno Stato, dovrebbe essere il delegato di Dio in terra, un Dio buono e misericordioso che sta dalla parte dei deboli e dei poveri. Amen.

Sergio Luzzato "La crisi dell'antifascismo", Einaudi, Torino, 2004

PUBBLICATO 15/11/2004

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