Opinione Letto 1116  |    Stampa articolo

La STORIA.

Maurizio Garotti
Foto © Acri In Rete
Il discorso politico paesano, dopo lo scambio di opinioni tra i "Giovani UDC" e i "Giovani Comunisti del Circolo Lenin", ha superato l'ambito strettamente locale per approdare a temi internazionali, cosicché l'articolo di Feraco dal titolo "Il Comunismo è stato un male in qualche modo necessario…" si pone l'obiettivo di dare uno scorcio di grande respiro storico con temi quali nazismo e comunismo, ma con una sottile e facilmente percettibile, ma non espressa, vena di polemica locale che lascia il lettore in attesa, come se lo scritto dovesse continuare, ma il Feraco ha preferito non andare oltre, forse riservandosi in altra sede o in un altro intervento di continuare il suo discorso. Ben inteso che le cose che scrive sono storicamente documentate e documentabili, ma ristrette ad una visione riconducibile al solo ed unico punto di vista di un militante del partito UDC; infatti, omette di parlare delle responsabilità imputabili all'occidente nelle tragedie del comunismo e del nazismo, insomma vede la medaglia nel solo verso che gli fa comodo.
Il discorso storico impone di abbandonare le intime convinzioni personali, liberarsi anche delle convinzioni religiose e politiche per indagare nel profondo e sui documenti ciò che è stato. Si può anche essere interessati di sapere, ad esempio, com'era l'uomo Mussolini in famiglia o come il folle Hitler fosse gentile e premuroso col suo cane, ma di là della curiosità per il giudizio storico complessivo questo è inutile, così come l'appartenere ad una o ad un'altra fazione politica non deve far stravolgere i fatti storici.
La Storia impone di scindere, come riporta Sergio Luzzato in una pagina del suo recente libro "La crisi dell'antifascismo", ciò che fa parte di una storia comune, di un unico passato, cui nessuno di noi può sottrarsi e da tutti condiviso (forse anche una Storia in cui la prima vittima è la verità: le bugie dei vinti vengono smascherate e quelle dei viciniori diventano storia, ma comunque la Storia), e ciò che è memoria individuale, di coloro che fecero scelte che tuttora sembrano, per il periodo in cui furono fatte, giuste e ineluttabili, da qui si potrebbe allargare il discorso e lavorare affinché si comprenda quali parti possono farsi risalire alle reminiscenze individuali e quindi influenzabili da stati d'animo e scelte politiche di chi scrive (il suo caso sig. Feraco) e quali, invece, si possono far risalire alla memoria comune e quindi alla Storia.
Partendo proprio dalla Conferenza di Yalta (e basandoci, quindi, solo sui fatti) tenutasi dal 4 al 12 febbraio 1945 tra Churchill, Roosevelt e Stalin, dove si decise lo smembramento della Germania e l'avvenire della Polonia con un accordo tra le grandi potenze del tempo che stava bene sia agli Stati Uniti (il bene) sia all'URSS (l'impero del male). Un accordo, intesa o patto che dir si voglia, che portò vantaggi a tutti i firmatari, che decisero di sopportare delle concessioni per paura gli uni degli altri o per risolvere alcune priorità del tempo e, nel febbraio 1945, la priorità era sconfiggere il nazismo. In questo accordo non ci sono le responsabilità di Stati Uniti e Inghilterra che acconsentirono a Stalin di estendere il suo potere su parte dell'Europa?
Lo stalinismo e il culto della personalità non fu una scoperta di Kruscev nel 1956 al XX congresso del partito, ma era già a conoscenza di quadri del Comunismo occidentale, tra cui gli esponenti del PCI. Non è anche questa una responsabilità dell'occidente?
Testualmente nel suo articolo Feraco scrive: "Dopo la caduta del comunismo, come sistema politico, alcune esigenze da esso postulate sono rimaste inevase: l'anelito verso l'uguaglianza, la difesa dei deboli che non hanno voce, la ricerca della pace". Il Comunismo non è mai stato un sistema politico concreto, la sua attuazione si è fermata alla prima fase che prevede la dittatura del proletariato, conosciuta come "socialismo reale" e, poi, più che un sistema politico era un sistema politico/economico che (in sintesi!) non prevedeva la proprietà privata. Sulle "esigenze da esso postulate": uguaglianza e difesa dei deboli, già prima di Marx c'era stato Gesù Cristo che ne aveva parlato e, puntualmente, i suoi seguaci ne hanno un po' distorto la dottrina confondendo fede e potere temporale; così come il comunismo resta una mera inattuabile utopia, il cristianesimo è la coscienza del capitalismo vincitore che stenta, dopo duemila anni, a vedere pratica attuazione.
In anni recenti, poi, le responsabilità dell'occidente in atrocità pari e superiori a quelle naziste e comuniste, sono aumentate: le armi vendute dagli Stati Uniti, più in generale da tutto l'occidente, ai così detti "stati canaglia". L'appoggio e le armi date dagli USA a Bin Laden che combatteva i Russi in Afghanistan. Le sanguinose dittature in America Latina promosse dalla CIA. Il continuare a chiudere gli occhi sulla tragedia in Cecenia come se fosse una guerra inesistente.
Questi sono fatti accaduti, così come lo sono quelli di cui parla Feraco, ma la medaglia deve essere anche girata per avere una visione complessiva della Storia.
Sulle atrocità naziste, in primis la deportazione degli ebrei, la responsabilità dell'occidente è ancora più pesante, soprattutto il colpevole silenzio della Chiesa Cattolica di Roma e, tuttora, vige il segreto racchiuso negli archivi Vaticani. Qui mi spiego meglio, perché a prima vista Pio XI dopo aver assunto un atteggiamento benevolo nei confronti dell'espansione coloniale in Etiopia di Mussolini (1935-1936), criticò poi la decisione del Gran consiglio del fascismo (ottobre 1938) di attuare provvedimenti razzisti, ma non andò oltre; così come il suo successore al soglio di Pietro, Pio XII, svolse un'importante azione durante la seconda guerra mondiale a favore dei profughi e dei dispersi e affinché Roma fosse risparmiata dai bombardamenti, ma il suo silenzio sui vagoni piombati che portavano ai campi di concentramento fu ed è difficilmente comprensibile con la spiegazione di ebrei uguale a corresponsabili della crocifissione di Cristo e, quindi, irrimediabilmente colpevoli anche dinanzi alla chiesa e, una tale spiegazione/giustificazione sarebbe oltremodo orrenda; quindi aspettiamo l'apertura degli archivi Vaticani per avere una interpretazione, quanto meno politica, del comportamento di Pio XII e di questa altra responsabilità dell'occidente. Senza parlare delle coperture che la chiesa Cattolica offrì ai criminali nazisti in fuga verso l'Argentina, perché? Per paura del Comunismo? Per carità?
Per chiudere, vorrei solo dirle sig. Feraco che durante un lavoro di ricerca mi imbattei in storie di molti nostri concittadini, fascisti della prima ora, che all'indomani del Luglio 1943 si ritrovarono socialisti e, addirittura, molti costruirono a posteriori un loro passato di antifascisti per fare straordinarie carriere politiche; queste sono scelte imposte dal periodo, parte della memoria intima di ognuno e impongono rispetto, ma meritano anche un giudizio storico, utile anche a comprendere l'indole dell'uomo e parte di quella Storia generale che nel suo articolo è vista solo da un lato: il punto di vista di un uomo occidentale che crede di vivere già nel miglior mondo possibile, che non vuole vedere la trave che ci acceca e rende questo nostro mondo strapieno di ingiustizie e falsità, che fa parte di un partito (UDC) che si ispira alla morale Cattolica in cui Alberto Savinio individuava l'errore degli italiani […] che risale alle origini dell'Italia come paese cattolico, l'errore di avere accettato il bene e il male come dogma e come principio posto e imposto e non come qualità da riscoprire volta per volta; la quale riscoperta, il quale riesame solo l'intelligenza li può fare.

Da ascoltare:
De Gregori "La Storia"
De Gregori "Il cuoco di Salò"

PUBBLICATO 1/11/2004

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