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La Traviata

Maurizio Garotti
Foto © Acri In Rete
Ore 20:30 circa del 27 ottobre 2004. Teatro Rendano in Cosenza.
Il Direttore dell'orchestra Carlo Palleschi saluta con una stretta di mano il Primo Violino (abbraccia con tale gesto tutta l'orchestra) e sale sul podio, senza spartito. Evidentemente conosce a memoria l'opera che sta per andare in scena e, per tutta la rappresentazione, le sue labbra si muoveranno a pronunciare ogni battuta, quasi a voler suggerire agli interpreti le parole del libretto che Francesco Maria Piave trasse dal dramma di Alexandre Dumas figlio, La dame aux camélias, che si riferiva a un episodio reale a lui contemporaneo, e che Giuseppe Verdi musicò e mandò in scena per la prima volta il 6 marzo 1853 al teatro La Fenice di Venezia.
Questa prima rappresentazione fu un mezzo fiasco, rispetto alle attese dell'autore, e lo fu per un motivo a posteriori riconducibile al fatto che Verdi prescelse come soggetto di questa sua opera un personaggio tratto dal secolo a lui coevo, dando "energia musicale a una pièce la cui protagonista non è una dea o una regina infelice o una fanciulla povera e umile ma pura come un angelo, bensì una donna del "demi-monde", una prostituta di lusso".
Ma il pubblico degli anni successivi si innamorerà di quest'opera, riconoscendovi i caratteri umani che agiscono nell'intera drammaturgia verdiana che, secondo affermati critici, rappresentano l'indole italiana nel meglio e nel peggio.

La rappresentazione al Teatro Rendano è stata un successo di pubblico, musicalmente perfetta. Il disegno narrativo è stato sottolineato dalla musica che è riuscita a mettere perfettamente in luce ogni minimo particolare, con quel sapore di morte annunciata e "quel senso di lamento che risuona nelle note de La Traviata sin dalle prime battute e che si avverte anche nei momenti per così dire gioiosi".
Mettere in scena quest'opera ha delle difficoltà tecniche non indifferenti, infatti, l'allestimento scenico e i costumi provengono interamente dal teatro San Carlo di Napoli; ciò non sminuisce, ovviamente, la rappresentazione di ieri sera e, personalmente, vi ho assistito cercando di ritrovarvi quel che già sapevo di quest'opera, risentirne le melodie (più volte saccheggiate dai pubblicitari!), riscontrarne nuovamente le emozioni dei momenti topici del dramma, come il secondo atto, quando entra in scena Giorgio Germont per costringere Violetta ad abbandonare il figlio Alfredo e preservare, così, la pace domestica necessaria affinché una di lui figlia "Pura siccome un angelo", possa contrarre tranquillamente matrimonio senza timore per la vergognosa relazione del fratello con Violetta. Un incontro, questo del secondo atto, che musicalmente si svolge dapprima in forma di "recitativo mentre i tremoli degli archi rafforzano il pathos delle parole di Violetta". Sottolineo questo secondo atto come il momento migliore e sublime di tutta l'opera andata in scena, con l'entrata del bravissimo baritono Angelo Veccia vestente i panni di Giorgio Germont, perfettamente inserito con attenzione ed eleganza al canto e al respiro musicale verdiano, affiancato da una Svetla Vassileva/Violetta che, dopo un inizio forzato, ha dato "sfogo" ad una tecnica vocale di rilievo. Il tenore Antonio Gandia/Alfredo ha lavorato sui virtuosismi vocali senza ornamenti inutili e l'insieme dei comprimari delle scene di gruppo sono stati un po' incerti nei movimenti, ma nel complesso funzionali all'opera.

In platea la "Cosenza che conta" e anche un pezzo del nostro paese con sinceri appassionati e un ex sindaco. Nell'orchestra quattro elementi di Acri (non vorrei dimenticare nessuno, mi sembra fossero quattro gli acresi!).
Dopo la prima di ieri sera, le altre rappresentazioni saranno il 29 e il 31 ottobre prossimi.


Le parti virgolettate sono tratte da "Domenica" 1983-2003 Vent'anni di Idee de Il Sole 24 Ore


PUBBLICATO 28/10/2004

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