La Traviata
Maurizio Garotti
Il Direttore dell'orchestra Carlo Palleschi saluta con una stretta di mano il Primo Violino (abbraccia con tale gesto tutta l'orchestra) e sale sul podio, senza spartito. Evidentemente conosce a memoria l'opera che sta per andare in scena e, per tutta la rappresentazione, le sue labbra si muoveranno a pronunciare ogni battuta, quasi a voler suggerire agli interpreti le parole del libretto che Francesco Maria Piave trasse dal dramma di Alexandre Dumas figlio, La dame aux camélias, che si riferiva a un episodio reale a lui contemporaneo, e che Giuseppe Verdi musicò e mandò in scena per la prima volta il 6 marzo 1853 al teatro La Fenice di Venezia. Questa prima rappresentazione fu un mezzo fiasco, rispetto alle attese dell'autore, e lo fu per un motivo a posteriori riconducibile al fatto che Verdi prescelse come soggetto di questa sua opera un personaggio tratto dal secolo a lui coevo, dando "energia musicale a una pièce la cui protagonista non è una dea o una regina infelice o una fanciulla povera e umile ma pura come un angelo, bensì una donna del "demi-monde", una prostituta di lusso". Ma il pubblico degli anni successivi si innamorerà di quest'opera, riconoscendovi i caratteri umani che agiscono nell'intera drammaturgia verdiana che, secondo affermati critici, rappresentano l'indole italiana nel meglio e nel peggio. La rappresentazione al Teatro Rendano è stata un successo di pubblico,
musicalmente perfetta. Il disegno narrativo è stato sottolineato dalla
musica che è riuscita a mettere perfettamente in luce ogni minimo particolare,
con quel sapore di morte annunciata e "quel senso di lamento che risuona
nelle note de La Traviata sin dalle prime battute e che si avverte anche nei
momenti per così dire gioiosi". In platea la "Cosenza che conta" e anche un pezzo del nostro paese
con sinceri appassionati e un ex sindaco. Nell'orchestra quattro elementi di
Acri (non vorrei dimenticare nessuno, mi sembra fossero quattro gli acresi!).
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PUBBLICATO 28/10/2004
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