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Gli indifferenti!

Maurizio Garotti
Foto © Acri In Rete
All'inizio dell'estate eravamo rimasti alla candidatura a sindaco del dott. Luigi Gallo; una provocante proposta che avrebbe dovuto, appunto, produrre un serio dibattito a sinistra per far uscire un nome giusto che mettesse tutti d'accordo. Le ferie di agosto e le solite azioni politiche lunghe e lente che accompagnano le scelte della sinistra, hanno aperto questo mese di settembre ponendo nel dimenticatoio il dott. Gallo e cercando i contatti e le giuste linee di azione, per arrivare a partorire, speriamo senza troppe doglie, un candidato unitario.
Evidentemente le inconcludenze e le azioni prolisse e svogliate del centro sinistra, hanno costretto pezzi giovani e sani di questa eterogenea compagine a scendere in campo, sconvolgendo una regola non scritta che vuole non direttamente esposti in prima persona, durante le trattative pre elettorali, i possibili aspiranti alla carica di primo cittadino.
Con tale presentimento o che dir si voglia pensiero/desiderio, ho letto le parole che Giovanni Donato ha rivolto a tutta la sinistra e a tutta la popolazione. I temi da lui toccati sono seri e alquanto interessanti e sembrano la bozza di un ottimo programma: rapporto tra territorio e rappresentanza parlamentare e regionale, con la considerazione che la cultura amministrativa da rivalutare e affermare non deve e non può essere basata su apporti quantitativi, ma bensì sulla qualità di scelte amministrative (sia a livello nazionale/regionale, sia a livello locale) che devono incidere nel profondo sulle valutazioni che l'elettore andrà a fare. Tradotto significa che solo per il fatto di aver portato a termine le opere pubbliche iniziate o di aver terminato quelle avviate dalle passate amministrazione, l'attuale Sindaco non può pensare di avere la rielezione in tasca; perché Acri ha perso la centralità che aveva un tempo, perché Acri deve interrogarsi sul lavoro, sull'emigrazione, sulla scuola, sull'emarginazione e su problematiche che una colata di cemento, ben fatta o meno, non può risolvere. L'elettore non può lasciarsi sviare dalle opere pubbliche senza pensare che il suo voto deve "giudicare" l'intero operato del governo di centro destra e non solo l'assessorato ai lavori pubblici.
Parole sante!
Nel mio piccolo ed in articoli qui pubblicati (mi autocito con presunzione!) ho sottolineato come questa amministrazione abbia comunque lavorato cambiando volto al paese, ma ho toccato temi culturali ponendo l'accento sul fatto che la cultura non può e non deve solo essere fatta con convegni e premi letterari, ma deve essere anche, ad esempio, la presa di coscienza che la storia della nostra comunità passa dagli archivi pubblici e privati che la futura amministrazione dovrà riscoprire e valorizzare. Quindi mi trovo d'accordo con Donato nel valutare tale amministrazione non con metro quantitativo, ma qualitativo.
Detto ciò c'è un "ma" (c'è sempre un "ma" di troppo e fastidioso!): le parole di Donato belle ed efficaci, non devono sottovalutare lo stato attuale delle cose, non si può non notare la mancanza di fiducia nel domani e nel progresso che si insinua in questa nostra comunità. Una sfiducia che si traduce in pessimismo e indifferenza di massa verso la politica e verso i problemi sociali gravi che Acri dovrà affrontare. Si è instaurata l'era del vuoto profetizzata dal filosofo Gilles Lipovetsky, in cui l'individualismo contemporaneo e il disinteresse verso il generale non presuppone un futuro di progresso comune per tutta la società, ma l'affermarsi della disattenzione e del "vivere immediatamente qui e ora".
Insomma, la noncuranza con cui molti cittadini acresi vivono l'attività politica (attività politica che dovrebbe mirare al bene di tutta la comunità), può essere l'arma migliore per il centro destra che potrà conquistare il loro voto senza troppa fatica. Su questo punto la sinistra deve insistere e guadagnarsi ogni voto col sudore della fronte e dettagliatamente spiegando agli elettori che è diversa perché ha obiettivi diversi da quelli che per cinque anni ha perseguito il centro destra. La sinistra deve toccare il passivo elettore e renderlo attivo e partecipe con un programma che tocchi il quotidiano, ponendosi come meta quella di cambiare socialmente e culturalmente un paese, migliorando la vita di tutti i giorni e mettendo a frutto, come dice Donato, il territorio e le risorse intellettuali che già possediamo.
Il programma del centro sinistra non dovrà tralasciare lo stato sociale di abbandono in cui vivono anziani e lavoratori extracomunitari, nonché dare spiegazioni e nuove motivazioni di vita a tutti coloro che consumano sconsideratamente alcool, avviando indagini sociologiche e facendo funzionare l'ufficio dei servizi sociali; dovrà vedere, capire e porre rimedio allo scempio del centro storico (che non si può imputare a questa amministrazione!).
La sinistra deve uscire dalle dispute nominalistiche, facendo questo nome giovane e innovativo e, poi, via col programma. Altrimenti il centro destra, forte del potere che ha, conquisterà gli indifferenti senza fatica alcuna.

PUBBLICATO 12/9/2004

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