Varrise, occasione sprecata.
Piero Cirino
In tanti in Sila posseggono una casa, in molti invece decidono di mettersi in auto e trascorrere una giornata sotto i pini, armati di barbecue e tavolini in legno. Una delle zone preferite dagli acresi ricade proprio nel loro comune. Si tratta di Varrise, quasi al confine con il comune di Longobucco. Soprattutto a Ferragosto e nelle domeniche di questo periodo, la vasta pineta che popola quella zone è letteralmente invasa da acresi e da emigranti che ritornano per l'estate. A Varrise vi è una struttura che fino a qualche lustro fa serviva da colonia estiva e nella quale molte generazioni di giovani hanno trascorso puntualmente almeno un mese della loro estate. Finita l'esperienza della colonia, gli amministratori comunali hanno incominciato a interrogarsi sul futuro di questo fazzoletto di territorio, particolarmente predisposto a soddisfare le esigenze turistiche tipiche della montagna. Vi è stato costruito un parco, con tutto ciò che può servire a ospitare quanti decidono di trascorrere in montagna la loro vacanza, estiva e non. Nonostante sia stato compiuto un buon lavoro, non si è ben capito per quale motivo la struttura principale, quella che un tempo serviva a ospitare, all'interno del parco, i bambini della colonia, non è stata completata. Giace derelitta ormai da diversi anni in uno stato pietoso. I vetri esterni sono stati mandati in frantumi da incivili che si sono divertiti a romperli a sassate. Terminato, quell'edificio potrebbe rappresentare il fulcro dell'intera struttura ed essere adibito a hotel e ristorante, oppure destinato ad altre mansioni. Oggi sta lì, nel bel mezzo del parco e nella piena indifferenza di quanti il parco lo frequentano, più o meno regolarmente. Varrise, così com'è, oggi non serve. Non serve soprattutto perché, ammesso che un giorno si decida di completarlo, potrebbe rappresentare una delle tante cattedrali nel deserto. In quella zona molti acresi hanno la loro casa in montagna. Tanti di loro si sono pentiti e la sfruttano poco o nulla. Il punto è che su Varrise non si è mai inteso investire pienamente, con una politica che potesse far decollare una delle voci fondamentali dell'economia di un Comune come quello acrese. Si può costruire il migliore dei parchi, gli acresi possono decidere di popolare per l'intera estate tutta la zona e può non servire a nulla. Chi vi abita è privo di qualsiasi comfort e in alcuni momenti manca addirittura l'acqua. Per poter acquistare un qualsiasi prodotto alimentare, il giornale o altro, nella migliore delle ipotesi bisogna recarsi nei pressi del lago Cecita, nella peggiore addirittura a Camigliatello. La mancanza di servizi, alla quale si potrebbe ovviare solo attraverso una politica di incentivi, è il motivo vero del mancato decollo di Varrise. E' vero che di suo la montagna, in particolare la Sila, offre diverse alternative al turista per trascorrere le sue giornate. Ma è altrettanto vero che in Sila vi sono zone che offrono opportunità migliori. E questo ha decretato il fallimento delle esperienze di privati cittadini, da soli od organizzati in società, che hanno chiesto e ottenuto dal Comune in gestione, per il periodo estivo, Parco Varrise. Alle prime esperienze è seguito il panorama odierno. Oggi il Parco è accessibile a tutti, senza una razionale gestione interna che possa sfruttare al meglio le sue qualità. Solo se l'amministrazione comunale decide di investire, in tutti i sensi, su questa zona, la struttura che è stata costruita e non completata, potrà avere un futuro. |
PUBBLICATO 25/8/2004
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