186 gradini…di ricordi!
Maurizio Garotti
Prima era una salita irta e scoscesa, il terreno su cui poggiavano le nostre scarpe da tennis era insicuro; sinuoso era il percorso, ma spediti lo correvamo, sia in salita che in discesa, con la sicurezza e la leggerezza dell'adolescente incurante dei danni che una deviazione improvvisa poteva causare. Non so nemmeno a quale architetto è venuta l'idea, quale geometra ha preso le misure, né quanto denaro pubblico è costato quest'opera, ma non distrugge i miei ricordi e, soprattutto, non è un pugno nell'occhio inserito nel panorama del polmone verde della Caccia. Questo Belvedere è, nonostante il cemento a vista, un'opera che accende la spia del rivivere la mia adolescenza. Se a qualcuno non fosse venuta l'idea di coprire quel sentiero sterrato con 186 gradini, oggi non avrei più percorso quel tracciato zigzagante e non avrei mai più ricordato come mi sentivo fiero e slanciato, quando raggiunta la vetta scorgevo dall'alto i tetti delle case. Ho riaffrontato quel percorso con la paura di ritrovarmi in un posto sconosciuto e disagevole; invece, lentamente, "sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso", la salita ha riattribuito verità e sapore ad un luogo che se fosse rimasto incolto non avrei più potuto rivivere. Cosi non è per piazza Annunziata, che come è stata addobbata è uno strazio; è accecante nelle ore di mezzogiorno, è priva di armonia e di razionalità artistica, se non nella parte in cui si unisce con la villa comunale. Insomma quei bianchi mattoni che stentano a diventare un rosa tenue, hanno seppellito tanti bei ricordi che erano custoditi ai piedi della chiesa. Certo ora abbiamo questa piazza e nessuno intende demolirla, cerchiamo di valorizzarla, ma quanto è brutta! Mi viene da piangere a vederla Piazza Annunziata, è il luogo della memoria perduta, seppellita sotto uno strato di mattoni che l'hanno resa invivibile; è un'opera pubblica che piuttosto di valorizzare uno spazio, lo ha spoetizzato. Piazza Annunziata di oggi è un'opera statica e banale che non solleva affatto dallo scorrere quotidiano del tempo, non è luogo vivibile in nessun momento della giornata, su quella piazza ci si annoia, è una piazza di passaggio e non di sosta; invece questo belvedere scongiura il ripetersi della quotidianità, meravigliando ogni qualvolta si arriva sotto la secolare quercia e ci si ritrova in un posto interamente nuovo, rifondato, ma così scrupoloso custode dei miei ricordi. |
PUBBLICATO 25/8/2004
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