Motivare un consenso!
Michele Ferraro
È doveroso ogni qualvolta si parli di comunità, cercare di comprendere quell’animo collettivo spesso assai difficile da codificare. È sovente giudicare con immediatezza quei comportamenti non in linea al personale modo di pensare. Quando si assume il compito di trattare sullo stato delle persone è primaria cosa estraniarsi dal sentire individuale e provare a percorrere quel sentire comune distillandolo da quella parzialità penalizzante.
La ricerca sistematica sociale attendibile costituisce un bene primario proprio perché ci permette di percepire i problemi comuni, in modo corretto, che è alla base della stessa democrazia, e che può ovviamente diventare più efficace se l’analisi e la proposta di soluzione sono supportate da dati quantitativi e qualitativi effettivamente rilevati ed interpretati. Fotografando socialmente un’area ben definita contiene, tra gli innumerevoli vantaggi, quello prioritario di poter disporre di informazioni conoscitive indispensabili all’arricchimento complessivo del territorio. La filosofia del conoscere per programmare dà la possibilità di migliorare la qualità complessiva della vita attraverso gli orientamenti scaturiti dalle percezioni dei cittadini. La collaborazione partecipativa che lega il rappresentante al rappresentato ha un profondo significato, e come tale andrebbe perseguita nella misura più attendibile possibile. Bisogna interrogarsi se tutto ciò corrisponde al sentire degli acresi, o se vi sia ancora bisogno di fare qualche passo in avanti affinchè questo accada! Usando, semplicemente l’operazione matematica della divisione possiamo attingere ad un dato dove poggiare una discussione. Quattordicimila votanti (dato approssimativo) diviso duecentotrentaquattro candidati otterremo sessanta. Questo dato ci dice che il consenso del singolo candidato si misura su un potenziale di cinquantanove consensi più il suo, sempre che il candidato stesso si dia il voto. Dove attingerà il candidato l’ esiguo consenso? Di certo dalla parentela e poi dalle conoscenze amicali più vicine. Bene, ad Acri in questa tornata elettorale troviamo quattro candidati a Sindaco che rispettivamente sono sostenuti da due o più liste, fin qui tutto in linea con le procedure sancite dal sistema elettorale. Ma proviamo a fare un ragionamento poggiato sul concetto basilare di democrazia. Un dato di fatto è certo, di volta in volta continueremo a scagliarci contro una macchina comunale inefficiente e distante dalle esigenze della comunità, senza però riflettere sulla causa riconducibile a quel segno posto sulla scheda per puro affetto. L’affetto è un sentimento prettamente personale mentre il consenso presuppone un’ affezione verso la comunità intera di cui facciamo parte. Comprendo che la comunità, consentitemi il gergo, “è china ‘e dassami steari” ma ciò non la solleva dalle responsabilità che ha principalmente per sé e di conseguenza per gli altri. Misurarsi sulle idee sui progetti comuni è importante tanto quanto quelli che si sviluppano tra le mura domestiche. È reale che la classe si sia trasformata, i presidi della vita collettiva si sono rarefatti. Resistono qualche parrocchia e sparute associazioni civili, mentre il grosso della socialità è ormai incanalata in palestre, scuole di ballo, pub, pizzerie, esclusivi club privé. Le elezioni costituiscono il principale momento di verifica della partecipazione dei cittadini alla politica. Il controllo che in questo modo i cittadini esercitano sulle istituzioni sarebbe la garanzia della vitalità di quest’ultime, nonché della loro capacità di farsi interpreti dei bisogni collettivi. Questo processo significativo avrà luogo solo quando saremo in grado di riconoscerlo e dunque attuarlo, altrimenti i consensi dati con superficialità incideranno sull’andamento di questa città, emarginando sempre più quella possibilità di riscatto che tutti magnifichiamo ma, che troverà spazio solo nelle discussioni da corridoio. Ad Acri, da sempre, per quanto io ricordi il voto di parentela e quello clientelare ha sempre spadroneggiato rendendo le nostre esistenze più liquide, depredandoci via via di quella terra ferma cui ognuno di noi avverte la necessità. Questa circostanza mette nell’uguale condizione sia chi ha ottenuto, sia chi non ha ottenuto tant’è che quando i servizi ed i progetti di rilancio iniziano a scarseggiare lo avvertiamo tutti e tutti ci vediamo costretti ad impiegare tempo e denaro altrove. |
PUBBLICATO 06/06/2017 | © Riproduzione Riservata
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