Tumori. Un infermiere lancia l’allarme per il forte aumento dei casi
Roberto Saporito
Si chiama Pasquale Brunacci, originario di Trebisacce e lavora, come infermiere specializzato, da quaranta anni presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano.
Nei giorni scorsi, dalla sua pagina facebook, ha lanciato l’allarme. Che, in sostanza, è anche un appello. “Questo post è dedicato ai miei concittadini che abitano nell’Alto Jonio cosentino e nei dintorni. Presso l’Istituto dove lavoro si recano, sempre più numerosi, cittadini delle suddette zone. Persone di 40, 50 e 60 anni. Comincio a preoccuparmi, c’è qualcosa che non va. È un allarme, credetemi, bisogna intervenire.” Paura ed inquietudine. Il suo post è stato condiviso da centinaia di utenti e dopo poche ore Brunacci ha replicato: “in tanti mi stanno scrivendo, questo vuol dire che qualcosa incomincia a muoversi, tanti giornalisti stanno dando notizie ed informazioni con responsabilità e senza mettere in allarme i cittadini. L’obiettivo è quello di svegliare le coscienze e dare una fortissima scossa alla politica. Basta passerelle, chi ha a cuore le sorti del nostro territorio lo dimostri, s'impegni seriamente per evitare altri drammi, non solo per noi ma sopratutto per i nostri figli. Medici, ricercatori, consiglieri, comunali qualche sindaco e gente comune hanno espresso il desiderio e la volontà di organizzare un convegno sull'argomento e per tale motivo mi impegnerò affinché ciò possa avvenire.” Brunacci, insomma, vuole sensibilizzare tutti affinchè si faccia chiarezza sui tanti casi di neoplasie che si stanno registrando in queste zone. Vi è un nesso con i rifiuti interratti, e scovati, negli anni passati? Diverse le patologie: leucemie, tumori ai polmoni, all’esofago, all’apparato orofaringeo, alla prostata. “Non sono numeri normali, dice Brunacci al quotidiano Avvenire, non è saggio né giusto mettere la testa sotto la sabbia. Controllare è nell’interesse di tutti, manca un registro dei tumori, quindi, non ci sono statistiche ufficiali. E’ risaputo, però, che nel 1998, l’allora pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, condusse la prima inchiesta sullo smaltimento illecito di scorie provenienti dalla Pertusola di Crotone. Furono indagate diciannove persone che avrebbero dovuto sotterrare tonnellate di rifiuti di ferriti di zinco. Purtroppo, i ritardi nell’inchiesta provocarono nel 2007 la prescrizione dei reati. Un troncone relativo al disastro ambientale per l’illecito stoccaggio dei veleni in siti agricoli di Cassano, Cerchiara di Calabria e Francavilla Marittima, si chiuse nel 2008 con assoluzioni per non aver commesso il fatto e per prescrizione. Nel 2013 altri depositi illegali di ferriti sono stati individuati nelle campagne di Sibari, in una più ampia discarica abusiva tra campi coltivati. Lo scorso ottobre è stata formalmente chiusa la bonifica di migliaia di tonnellate di ferriti di zinco a Cassano e Cerchiara ma si teme ci siano altri veleni nascosti chissà dove. In passato la procura di Castrovillari chiese aiuto a chi sa e lo stesso appello lo hanno lanciato molti sindaci. La casistica delle malattie neoplastiche sta aumentando vertiginosamente ed è forse giunto il momento che le istituzioni locali e sovra comunali ne prendano atto”, conclude Brunacci “perché siamo in presenza di una vera e propria epidemia.” |
PUBBLICATO 29/03/2017 | © Riproduzione Riservata
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