Sant’Angelo d’Acri. Il papa autorizza la promulgazione del decreto
Redazione
Giovedì mattina, Papa Francesco, ha ricevuto in udienza Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’udienza, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione del Beato Angelo da Acri, al secolo Luca Antonio Falcone, nato il 19 ottobre 1669 e morto il 30 ottobre 1739.
La Canonizzazione dovrebbe avvenire entro nove mesi, quindi entro l’anno. Il processo di santificazione ebbe un’accelerazione nello scorso mese di dicembre quando la Quinta Commissione, quella medica e ultima, diede il parere favorevole riguardo il miracolo per intercessione del Beato Angelo. Era il 15 dicembre. La notizia si diffonde e in città è grande festa. Quindi l’annuncio del Padre superiore, Pietro Ammendola, in una basilica illuminata a giorno e piena in ogni ordine di posto. Il miracolo, non più presunto, è stato riconosciuto. Tutto ha inizio nel marzo del 2010. Acri è in piena campagna elettorale per le elezioni comunali. Poco fuori il centro abitato, in località Montagnola, un giovane, Salvatore P., a bordo di un Quad, perde il controllo del mezzo, finisce fuori strada e va a sbattere contro un palo della linea telefonica. Figlio di una famiglia molto conosciuta e stimata in città, impegnata nel settore della ristorazione e del trasporto pubblico su autobus. Ai soccorsi, giunti sul posto dopo pochi minuti, le condizioni del giovane appaiono subito gravi. Ha perso conoscenza ed ha molte ferite. Occorre il trasporto all’Annunziata di Cosenza in sala rianimazione. Lo stato di salute non migliora, anzi i medici sono tutt’altro che ottimisti. Dopo qualche giorno gli stessi medici comunicano ai familiari che la situazione è disperata, quasi irreversibile. “Solo un miracolo può salvare il giovane Salvatore”, ammettono, tra la disperazione dei parenti che, molto religiosi, iniziano a raccogliersi in preghiera. Quindi la decisione di rivolgersi ai Frati cappuccini, allora guidati da Padre Giovanni Loria. I familiari del giovane chiedono di ricevere una reliquia, una richiesta avanzata spesso, non solo dagli acresi, che i frati soddisfano senza problemi. Chiedono ed ottengono il cingolo, ovvero il cordone del saio, del Beato Angelo. Viene sistemato accanto ai macchinari che tengono in vita Salvatore. Il tempo passa inesorabilmente, lo stato comatoso permane ed una mattina i medici confidano ai genitori che non possono fare più nulla. Ed, invece, avviene la svolta. Il giorno dopo Salvatore comincia a dare segnali di ripresa, si muove, bisbiglia e le immagini che i macchinari proiettano sullo schermo, non sono più piatte. Salvatore migliora giorno dopo giorno, esce dallo stato di irreversibilità. I medici, non sanno dare spiegazioni scientifiche e gridano al miracolo. Trascorrono i giorni, la vita di Salvatore non è più in pericolo. Il giovane, però, ha bisogno di una lunga riabilitazione che avviene in un centro specializzato della regione. Nel frattempo, il cingolo del Beato Angelo, viene sistemato nella stanza della sua abitazione. Ora Salvatore sta benissimo. Dopo aver superato il brutto momento, i familiari, con il supporto dei Frati cappuccini, ma soprattutto di Padre Pietro Ammedola, subentrato a Padre Giovanni Loria, decidono di rivolgersi alla Curia. Gli organi preposti ecclesiastici, raccolgono documenti e testimonianze. Nel marzo del 2014, inizia l’iter per verificare se si tratti o meno di un vero miracolo per intercessione del Beato Angelo. |
PUBBLICATO 23/03/2017 | © Riproduzione Riservata
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