La Pax Acrese
Emilio Grimaldi
Il potere politico si conquista con la guerra, ma si conserva con la pace. La guerra della campagna elettorale in cui i pretendenti alla vittoria per persuadere gli elettori accusano, offendono, minacciano. Una guerra in cui i candidati passano da una parte all’altra come marionette, dove le promesse valgono almeno quanto i colpi di fucile. Ma dopo - qui viene il bello - è fondamentale la conservazione del potere acquisito. Dove un ruolo importantissimo lo gioca la capacità dell’Amministrazione di turno di preservare la pace. Non si accettano le proteste di popolo. Non sono apprezzate le carte bollate. E non piacciono le persone che possono creare disturbo, che rovinano la pax bramata e raggiunta con tanta passione.
L’occasione ad Acri, di estendere le mani del potere politico anche su quello giudiziario, la dà la soppressione dell’Ufficio del Giudice di Pace nel 2012. Una legge che prevedeva il mantenimento dell’Ufficio solo in quei Comuni che avrebbero fatto apposita richiesta garantendo personale amministrativo proprio e facendosi carico delle spese di mantenimento. Una manna per l’Amministrazione di Acri alla ricerca di una Pace mai raggiunta. Nel giugno 2013 sale sul trono Nicola Tenuta, il quale, se ha il potere di revocare le deleghe agli assessori (come i cittadini già sanno. Infatti, la Giunta, tra rimpasti e voltastomachi, non si riconosce più) non può certo licenziare i dipendenti. Quindi, ha giocato d’astuzia. Tutti per uno e uno per tutti. Per la politica, le buone pratiche e la pace, appunto. E così Giovanni Cofone, in qualità di Responsabile del settore Personale - con l’avallo del segretario generale, Cosimo Straface, nientepocodimenoché Responsabile della prevenzione della Corruzione - ha redatto l’avviso per l’individuazione dell’Istruttore direttore amministrativo presso l’Ufficio del Giudice di Pace. Proprio lui che, come responsabile di settore, era in palese conflitto di interesse. Non solo, ma successivamente, giusto per essere chiari sulle sue reali intenzioni, ha pubblicato i requisiti escludendo “ogni altra laurea all’infuori della propria (giurisprudenza)”, denuncia l’Autorità nazionale Anticorruzione. Ed escludendo, soprattutto, Pino Altomari, laureato in Scienze sociali, che aveva richiesto di parteciparvi avendone tutto il diritto.. Una volta, per preservare il potere, si eliminavano fisicamente le persone, oggi, che viviamo in “democrazia”, lo si fa senza sporcarsi le mani, con un tocco di penna, alla luce del sole e dell’albo pretorio. Nessuno al Comune ha mosso un dito per stigmatizzare quanto avvenuto. Né il segretario, né il sindaco, né la Giunta. Non solo, ma i furbetti di Palazzo Gencarelli hanno approvato con la delibera del 12 maggio 2014 la graduatoria stilata da Cofone. In cui non poteva che risultare l’unico vincitore del ricostituendo Giudice di Pace. Ecco, quanto è importante la Pace in una città. Dove è vero che tutti possono produrre dissenso, ma è altrettanto vero che gli stessi capiranno a loro spese quanto sia inutile lottare contro i mulini al vento. Meglio la Pace che la guerra, dunque. Purtroppo, però, qualcuno ha rotto le uova nel paniere del Palazzo. Ed è venuto giù il marciume. Pino Altomari ha avanzato ricorso gerarchico, tra cui, al sindaco e allo stesso segretario. Come dice la legge. Non gli hanno risposto. Anche perché, secondo i loro calcoli, non avrebbe fatto in tempo a fare ricorso al Tar passati i 30 giorni. Non si è dato per vinto e ha denunciato il tutto con suoi legali Stefania Toscano e Massimo Celso, all’Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone. Che gli ha dato ragione in ogni punto. Adesso il Comune è obbligato a cambiare. Il bando sarà rifatto, questo è certo. Ciò che è meno certo è se, purgato Cofone, i soliti furbetti vorranno avvalersi di qualcun altro per preservare la Pax Acrese. - scarica la delibera dell'ANAC |
PUBBLICATO 13/04/2016 | © Riproduzione Riservata
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