Marco Taranto si racconta, dalla Calabria fino a Milano per lavorare nella maison Trussardi
Annabella Muraca
Prima la Germania, terra natìa, poi la Calabria, terra adottiva ed accogliente, dove le giornate si riducevano ad ascoltare il rumore proveniente dalla macchina da cucire, quella utilizzata dalla nonna che con amorevole maestria gli ha trasmesso la passione per l’arte del cucito.
È così che inizia la storia di Marco Taranto, 28enne meridionale che si è fatto da solo ed ha camminato per strade scomode, e di certo non asfaltate, pur di raggiungere grandi obiettivi nel mondo della moda. In principio c’erano una nonna ed una macchina da cucire, poi sono arrivate piccole e grandi vittorie che oggi lui stesso ci racconta con indomabile emozione. Tu sei la dimostrazione che “i sogni son desideri” ma spesso diventano realtà. Come e quando nasce la tua passione per la moda? La mia passione per la moda nasce dal momento in cui ho capito che l’arte poteva essere un luogo in cui conoscermi bene, un posto dove nascondermi per sfogare i miei stati! Ricordo ancora i rumori della macchina da cucire e la passione che mia nonna metteva nel costruire delle semplici gonne su commissione. Aver scelto questa strada non asfaltata, perché ci sono mille impegni e mille lotte per raggiungere il sogno, non è stata di certo cosa semplice, è una scelta che spesso e volentieri si trasforma in sfida. Le passioni passano, quel che conta a un certo punto nella vita è assimilare esperienza per arrivare a fare quello che davvero vuoi. Quanto è stato difficile coltivare una tale passione in una Calabria lontana anni luce dal mondo del fashion system? La Calabria ha fomentato in me la voglia di aprirmi al mondo e non vivere di pura inerzia paesana, mi ha spinto a cogliere l’affetto che mi regalava per portarlo con me in un bagaglio che non si svuoterà mai! La Calabria è regione d’arte, di gente che ha un pensiero puro, di artisti veri flagellati da un sistema e da gente di potere (se tale si può chiamare, perché chi regna giù sono la maggior parte gente incompetente arrivati per la conosciuta busta) che annulla il paese e riempie le proprie sacche. La Calabria è governata da gente che saccheggia ma questo fa sì che chi abita lì al saccheggio risponde con uno sviluppo di pensiero, di arte che nessuna regione d’Italia può imitare. I calabresi vivono di emozioni, di approcci umani, di abbracci, di rispetto, fuori da lì si diventa macchine da guerra, logorati dall’abitudine e dalla diffidenza. Hai vinto la XIII edizione di Moda Movie, un concorso dedicato ai giovani talenti del cinema e della moda. Cosa ti porti dietro da questa esperienza e, soprattutto, quanto è importante un evento di tale portata per una terra come la Calabria? Moda Movie è stato un concorso fatto con ingenuità, con l’inesperienza e anche dopo la vittoria sono stato considerato come colui che non se lo meritava. La mia corsa a crescere in questo campo è stata sempre criticata, ad ogni gradino che raggiungevo c’era sempre il però ma ho imparato a mettere un punto e ad andare avanti visto che in me c’è sempre stata la voglia di dimostrare a tutti che una volta giunto in un posto e ottenuta l’opportunità adeguata avrei finalmente dimostrato di cosa sono capace. E Moda Movie è stato l’inizio dei lunghi commenti, quelli che oggi ho chiuso in un cassetto!! Moda Movie mi ha fatto trovare la voglia di uscire dalla Calabria con due soldi e lottare per raggiungere il mio obiettivo, mi ha lasciato il ricordo di uno stage presso un’azienda ed è un periodo della mia vita per cui provo tanta tenerezza perché ero un ragazzo che non capiva molto di moda ma aveva fame e voglia di imparare. Per la Calabria è sicuramente una grande opportunità. Hai vissuto per molti anni a Roma lavorando anche come assistente docente presso una scuola di moda mentre ora la tua vita è a Milano. Quanto ti manca la città de “La grande bellezza” e quanto è stato difficile ambientarsi in una nuova realtà? Roma mi manca! Mi manca alzarmi la mattina con la luce del sole, con il viale Marconi pieno di macchine, con la gente che incontravo sempre e mi dava il buongiorno. Mi manca il banale cinguettio degli uccelli la mattina sul terrazzo, le mie lunghe passeggiate, le risate tra amici con cui condividevo un obiettivo comune, il mio primo amore! Roma non è una bellezza, è una città che timbra la tua vita per sempre. Roma mi ha accolto come nessuno mai finora, è stata la più bella tappa che finora ho fatto e ci ritornerei volentieri! Il trasferimento a Milano è avvenuto dopo la tua vittoria a Project Runway Italia che ti ha anche aperto le porte della maison Trussardi dove ora tu lavori con un contratto a tempo indeterminato. Come hai vissuto questa esperienza e soprattutto com’è lavorare in una così grande casa di moda? Appena ho vinto il programma l’unica mia preoccupazione era legata al trasferimento! Milano a me non è mai piaciuta, una città dagli equilibri solidi e dai rapporti instabili, e quindi ho pensato “oddio ora si che è finita la vita!”. Continuo ancora oggi a cercare di abituarmi a questa città ma non ho neanche il tempo di pensarci perché da tre anni a questa parte mi sono immerso solo nel lavoro e basta! Non faccio vita sociale, e mi sono solo prefissato il compito di sfruttare al meglio l’opportunità che mi è stata data! La maison Trussardi mi sta facendo crescere come un figlio, ogni giorno imparo mille cose e se penso al Marco di tre anni fa mi dico “sei cambiato davvero tanto!”. Non so più cosa significa uscire spensierati! Voglio davvero diventare un esperto del settore e non voglio perdere tempo in cose futili! Lavorare da Trussardi è come vivere ogni giorno un heritage di 100 anni; tanti stimoli e soprattutto ti dà la possibilità di cimentarti sia nell’abbigliamento uomo che donna. Quindi passi continuamente da un mondo ad un altro e capisci la meraviglia di due mondi opposti che nell’azienda diventano perfetti amanti! Che ruolo ricopri da Trussardi? Il mio ruolo è sviluppo prodotto, si prepara la collezione, dai colori ai disegni, i moodboard, si scelgono i tessuti, si visiona l’avanzamento dei prototipi o della produzione, si avvia ogni lavoro con i fornitori e si pattuiscono perfino i prezzi dei tessuti nella speranza che costino sempre meno! Che dire un lavoro a 360 gradi; tutto passa da noi, anche la scelta di un filo per le impunture o tutti problemi che poniamo al direttore creativo e che in team cerchiamo di risolvere! La Camera Nazionale dei Giovani Fashion Designer ti ha “incoronato” Creative Director dei Giovani Fashion Designer definendoti professionale e promettente. Quanto ti calza a pennello questo ruolo e soprattutto quanto è difficile mantenere alte le aspettative? Non mi preoccupo delle aspettative che gli altri hanno ma preferisco dimostrare quotidianamente, giorno per giorno, quanto valgo. Perché deludere gli altri non mi importa, ciò che mi interessa è non deludere me stesso! Il ruolo assegnatomi è stata una novità per me, alcune volte faccio da supporto al direttore Fata, ci invogliamo a vicenda ed è un grande amico nella vita e nelle collaborazioni! Parliamo ora di stile. Quali sono i must have della primavera-estate 2016 e su cosa punta Trussardi? Trussardi sta puntando tantissimo su una nuova immagine della maison mantenendo vivo l’heritage che lo rende eccellente sia in Italia che nel mondo. A capo abbiamo coloro che hanno vissuto la storia e sono archivio vivo del marchio e di certo non snaturalizzano lo stile che lo contraddistingue! Trussardi è pelle, Trussardi è attenzione al dettaglio, Trussardi è elegantly cool, in eleganza senza sforzi, e il nostro direttore creativo è un pozzo di originalità e di cultura vera! Per i must have consiglio a tutti di visitare il sito e dare una sbirciatina perché ti fa intraprendere un viaggio da cui non vorresti tornare più indietro! Con questo marchio mi sono innamorato della moda quotidiana. Hai mai pensato di creare un tuo brand? Giorno e notte penso a un mio possibile brand! Ma è solo un sogno che al momento regna nelle mie notti e lo lascio vivere lì perché al momento è l’unico sfogo. Spero davvero un giorno di possedere una “chiave” per aprire il mio ufficio ad altra gente. Consigli per tutti quei giovani che vogliono intraprendere il tuo stesso percorso? Questo settore è un arena di leoni! Chi lavora in questo campo non solo prepara le sfilate, ma sfila come un branco di anime in cerca di una possibilità! E anche quando questa possibilità arriva cerchi di tenertela stretta ogni giorno! È un duro lavoro di pensieri, novità, sacrifici monetari e di abbattimenti morali o giornate di piena gioia! Diventi una persona bipolare, passi dalla gioia alla tristezza in un secondo! Bisogna essere sempre umili perché è l’unico asso nella manica che persone comuni possono giocarsi! È un po’ come delle etichette: i ricchi hanno il pregio dell’altezza, i poveri dell’umiltà! Ma quando navighi nelle acque dell’umiltà, del lavorare chino, del non montarsi la testa, ogni giorno ti guardi allo specchio e sì vedi più rughe ma almeno sorridi perché la gioia ricompensa il sacrificio. ricompensa il sacrificio. fonte bellarte.it |
PUBBLICATO 12/03/2016 | © Riproduzione Riservata
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