Corso Sandro Pertini, cronaca di un luogo dimenticato
Redazione
In tutte le città che come Acri possono vantare un lungo corso pedonale, quest'ultimo rappresenta la parte più vivace e dinamica del centro urbano, quella in cui sono concentrate le attività commerciali più attrattive, dove i giovani passano il tempo libero, dove le famiglie riescono a trovare spazi a misura di bambino, dove anche gli anziani passeggiano magari rimproverando quel ragazzo distratto che lascia cadere per terra una cartaccia. Il luogo della discussione, del confronto, dell'amicizia, degli acquisti e da dove passa la linfa vitale di una comunità.
Tutto ciò però ad Acri non avviene più, o se si preferisce, avviene parzialmente solo la domenica in coincidenza di qualche mercatino delle pulci oppure in occasione dell'uscita dei fedeli dalla santa messa. Corso Sandro Pertini, affettivamente conosciuto dagli acresi come “Supa d'uartu” sembra quasi abbandonato a sé stesso. Alla sera si trasforma in una landa desolata in cui non si incontra più nessuno che non sia un cane randagio. Difficile perfino vedere le forze dell'ordine a presidiare la zona che così, diventa un non-luogo da evitare piuttosto che il fulcro del vivere associato. Negli ultimi anni, complice senz'altro la crisi e diciamolo, un modo di vivere gli spazi pubblici spesso discutibile, molte serrande si sono inesorabilmente abbassate proprio su quelle attività commerciali che un tempo affollate dai clienti, animavano e rendevano “più vivo” il corso stesso. Il colpo d'occhio che lasciano al passante è struggente, ma ancor di più lo è il loro numero: più della metà non hanno potuto fare altro che chiudere. Lo si è detto, la crisi che ha compresso l’iniziativa economica sia pubblica che privata ha giocato un ruolo determinante. Le idee però, alle volte, possono aiutare a superare gli ostacoli più impervi, e a chi governa spetta il compito di metterle in campo specie nei periodi di ristrettezza. Ma le idee eleborate per corso Pertini da parte delle varie amministrazioni succedutesi nel tempo sono state praticamente pari a zero. La stessa situazione, come è facile dedurre, perdura ancora oggi. E dire che sono trascorsi quasi tre anni da quando il sindaco che ha voluto la realizzazione dell'area pedonale ha ri-vinto le elezioni senza però ancora curarsi, paradossalmente, delle sorti di uno spazio pubblico a cui la sua storia politico-amministrativa è strettamente legata. Emblematica la vicenda di alcuni lampioni disarcionati sul corso, per i quali le riparazioni si sono fatte attendere per mesi. In nessun modo il consiglio comunale, luogo della democrazia e della dialettica politica, è stato ancora investito di un “momento di riflessione” sul possibile rilancio del corso centrale della nostra città. Eppure diverse cose potrebbero farsi, magari anche attraverso il coinvolgimento di quelle associazioni di cittadini e imprese spesso molte attive sul territorio ma che, sovente, si trovano in troppo forte contrapposizione con gli amministratori stessi. Senza voler additare nessuno è necessario tornare ad un dialogo costruttivo che è, di fatto, condicio sine qua non della democrazia stessa mentre lo scontro e le acredini personali non possono che nuocere alle sorti del bene comune. Vogliamo in questa sede permetterci alcuni spunti di riflessione. In primis, l'attrattività del luogo potrebbe già crescere qualora il Comune decidesse di aumentare le iniziative patrocinate nella zona, posto però, che le stesse siano variegate e possano così interessare al più alto numero di cittadini. Ottimo il carnevale in piazza, servono però come il pane, iniziative e spettacoli che spazino dal teatro all’arte, dalla musica alle letture all'aperto ecc ecc. Tutte cose fattibili con un po' di immaginazione dell’assessore al ramo (in attesa di scoprire chi sia) e non troppi denari. La cosa più importante però, è che al più presto si produca un progetto a medio-lungo periodo che possa garantire un futuro economico ad uno spazio pubblico la cui realizzazione ad oggi, ha tutti i tratti tipici di un investimento improduttivo. Per fronteggiare lo spopolamento commerciale dell’area, si potrebbe pensare ad esempio ad un coraggioso piano di incentivi che comprendano una varietà di strumenti: dalle riduzioni dei canoni per le concessioni di suolo pubblico ai privati agli sgravi fiscali sui tributi comunali per tutti coloro che, magari proprio quei giovani con le valigie in mano di cui tutti parlano, decidessero di avviare un'attività commerciale proprio sul corso. Senza escludere naturalmente le attività commerciali che ancora stoicamente vi resistono. Passo successivo sarebbe poi quello di avviare una interlocuzione con la Regione, ente pubblico dotato di ampio potere legislativo, per l’individuazione o la creazione ad hoc di bandi e finanziamenti destinati agli stessi soggetti e che potrebbero così allargare lo spettro delle loro iniziative: promozione di nuovi modelli organizzativi e commerciali, riqualificazione e ammodernamento dei locali, acquisto di attrezzature moderne, organizzazione di eventi e tanto altro. Sin dall’antichità l’agorà ovvero la piazza centrale, è stata il luogo fondamentale per le sorti commerciali, sociali e politiche della città e rappresentava l’immagine stessa della comunità. Se oggi dovesse valere, così come vale, ancora tale corrispondenza, Acri avrebbe davvero ben poco da guadagnarci. |
PUBBLICATO 16/02/2016 | © Riproduzione Riservata
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