Liceo Julia: "Che urli almeno qualcuno nel silenzio, in questo cerchio bianco di sepolti"
Leonardo Marra
Da quando mia figlia ha lasciato (vivaddio) il Liceo Julia superando l’esame di maturità, pensavo di essermi tirato fuori da quelle beghe che negli ultimi tempi avevano caratterizzato il mio impegno di rappresentante di classe ed assunto contorni surreali, costringendomi, mio malgrado, ad intavolare lunghe discussioni alla fine delle quali mi era sempre più chiaro il motivo per il quale iniziavo carico di buone speranze e terminavo avendo compreso il principio della conservazione dell'energia cinetica di un sistema (insomma avevo l’impressione di essere rimbalzato contro un muro di gomma). Erano così proficui questi confronti, al punto che avrei tratto più soddisfazione nell’intavolare una discussione sulla relatività generale con le pareti di casa mia.
Sono settimane che leggo su queste pagine dello scontro (dialettico) fra genitori ed alunni da un lato e l’Istituto Julia dall’altro. Devo ammettere che inizialmente la cosa mi ha provocato un certo senso di soddisfazione; finalmente mi ero reso conto di non essere io a prendere le cose per il verso sbagliato. Evidentemente il problema stava da un’altra parte. In seguito, al compiacimento è subentrata una nota di rincrescimento, che via via è diventata una specie di magone e poi una sorta di rabbia sorda che mi ha spinto a scrivere queste righe. Intanto voglio fare i complimenti ai tre ragazzi autori dell’articolo “Vicenda Liceo Julia. I ragazzi rispondono” per averci messo la faccia (come si suol dire) il che di questi tempi non è facile. Non entro nel merito di questa discussione che sta accendendo gli animi negli ultimi tempi. Non vi entro perché non mi ritengo preparato, non ho letto il regolamento di istituto e dovrei solo basarmi su quanto letto sulle pagine di questo sito. Tuttavia, avvalendomi del diritto alla critica sancito dall’art 21 della Costituzione Italiana, un paio di riflessioni vorrei farle (non riesco proprio a starmene buono). E’ notizia recente come Acri si stia arricchendo di una maggiore offerta di corsi di formazione scolastici negli istituti superiori. Gli ultimi annunci riguardano l’attivazione di una scuola alberghiera, di un Liceo delle scienze umane oltre che di un corso di grafico per la comunicazione. Quindi, per coloro i quali volessero continuare gli studi, si presentano questi due scenari possibili: scuole a sbocco professionale (istituti tecnici e professionali) e scuole a vocazione umanistico-scientifica (licei classici e scientifici). Ora ci si aspetterebbe che, in entrambi i casi, l’obbiettivo primario debba essere la crescita culturale, mentale e sociale dei ragazzi che vengono loro affidati, preparandoli in maniera adeguata alle esigenze di una società in continua evoluzione. Questo sembra essere abbastanza chiaro in taluni Istituti che negli anni passati erano visti come una sorta di ripiego alternativo e che invece negli ultimi anni (forse per la lungimiranza dei loro dirigenti) stanno rivelando la loro valenza come scelta primaria di sicuro interesse. Altri Istituti, invece, puntano il loro avvenire sulla capacità di imporre regole “illuministe” ed illuminate dove sembra vigere innanzitutto la legge del “qui comando io e questa è casa mia” (come recitava la canzone della Berti di qualche decennio fa). Il fatto è che, mentre scuole calabresi come l’Istituto Tecnico Monaco di Cosenza vincono il campionato mondiale di robotica “Robocop 2014” in Brasile sbaragliando la concorrenza di altre scuole partecipanti da decine di paesi del mondo, in altri istituti (come il Liceo Julia) si preferisce puntare su progetti importanti come quelli sulla “Sperimentazione di nuovi processi contro la ritenzione idrica attraverso il contenimento delle vie urinarie” ovvero come educare a non fare pipì fra le 8 e le 11 del mattino (invece di riparare tempestivamente i bagni fino a qualche tempo fa sempre fuori servizio) o il progetto sulle “Metodologie gestionali basate su tecniche di enfatizzazione del paradosso” ovvero: anche se sei un genio, ma hai la sfortuna di doverti assentare per più giorni in un anno, ti boccio o ti abbasso i voti in questo modo ti educo al meglio ampliando contestualmente il concetto di coerenza programmatica ad ampio respiro (quando si dice la supercazzola!). Certo, qualche perplessità sorge spontanea: in Istituti dove le ore di accesso alle strutture di laboratorio si contano sulle dita di una mano, ed i ragazzi escono senza prospettive per il futuro (se non quella di frequentare l’Università) si pensa solo alla disciplina, con metodi più da Guantanamo che da scuola del XXI secolo, e si organizza qualche iniziativa collaterale per tenere buoni i più esigenti. Tutto questo mentre fuori dalle mura scolastiche i ragazzi si connettono con il resto del mondo, si scambiano idee, le mettono in pratica, ampliano le loro conoscenze accedendo ad informazioni qualche anno fa irraggiungibili e spaziando in un crescendo di globalizzazione cognitiva che non conosce, per fortuna, i confini delle mentalità ristrette e delle imposizioni da medioevo. Se solo la scuola prendesse atto di questa rivoluzione in atto… Ma forse i marziani sono genitori e studenti… In tutto questo mi dispiace solo una cosa, che così facendo le sorti di questi “gloriosi” Istituti sembrano segnate. Il declino è iniziato da qualche anno con il calo di iscritti al Classico, ma ho l’impressione che stando così le cose, questo possa coinvolgere, inevitabilmente, anche lo Scientifico. E’ davvero un peccato, ma se nel 2016 si cerca di regolamentare la vita di un istituto scolastico con questi metodi spicci, senza quel tratto distintivo di umiltà che caratterizza i grandi dirigenti e soprattutto senza una programmazione di sviluppo che tenga conto dei cambiamenti e della rivoluzione in atto nella disciplina dell’insegnamento e delle metodologie didattiche, allora penso sia proprio una strada segnata. |
PUBBLICATO 14/02/2016 | © Riproduzione Riservata
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