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Riflessioni sull’orientamento

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Giuseppe Giudice
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Siamo nel periodo dell’anno in cui gli allievi delle scuole e le famiglie sono chiamate a scegliere il percorso scolastico che determina il loro futuro. Ho pensato di condividere alcune riflessioni, di carattere generale, per aiutare tutti a meditare su un tema fondamentale per l’intera società.
1. Una competenza indispensabile
Orientamento è parola che negli anni ha acquisito significati sempre più ampi fino a connotare aspetti rilevanti dei processi formativi. Solo pochi anni addietro, scuola orientante, per definizione, era considerata la scuola media per il ruolo di snodo che svolgeva come segmento terminale dell’istruzione obbligatoria. Già i “nuovi programmi” della scuola media (1979) e della scuola elementare (1985) davano un rilievo diverso e ampliavano notevolmente il significato di orientamento, inteso non semplicemente come attività informativa specifica finalizzata a una scelta immediata, ma come componente essenziale del processo formativo. Individuavano nello sviluppo della consapevolezza, dell’identità e delle potenzialità, da una parte, e della conoscenza dell’ambiente di vita, dall’altra, le premesse indispensabili per sviluppare nell’individuo capacità analitiche, decisionali e di scelta. Attribuivano un ruolo fondamentale, in questo complesso processo “evolutivo”, alla graduale diversificazione disciplinare capace di sviluppare metodologie di pensiero diverse e di promuovere una migliore conoscenza delle attitudini e delle potenzialità.
Dagli anni novanta in poi, sotto la spinta inarrestabile di eventi straordinari conosciuti come “mondializzazione”, “globalizzazione”, “terziarizzazione”, “rivoluzione tecnologica”, che hanno profondamente modificato e trasformato la realtà sociale, economica e politica dell’intero mondo, l’orientamento è diventato sempre più competenza indispensabile del bagaglio culturale degli uomini e delle donne. Non a caso, visto il suo ruolo strategico nelle dinamiche socio-economiche, le Istituzioni europee l’hanno posto al centro dell’attenzione in molti documenti elaborati negli anni novanta.
Dai due libri bianchi: Crescita, competitività, occupazione. Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo (1993) e Insegnare e apprendere. Verso la società cognitiva (1995), fino al Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente (2000), le Istituzioni europee hanno segnalato agli Stati membri il ruolo strategico della formazione nello sviluppo integrale della società, ma hanno anche evidenziato l’alto valore delle competenze orientative al fine di armonizzare le scelte individuali con i mutamenti continui in tutti i settori produttivi e il rilevante ruolo, come fattore di sviluppo, delle risorse umane dei singoli Paesi.
In un mondo concepito come sistema integrato, in cui qualsiasi turbolenza sorta in un qualunque punto del sistema ha ripercussioni imprevedibili, in un mondo in cui le programmazioni e i progetti a lungo termine perdono di significato, in un mondo in rapida trasformazione in cui bisogna abituarsi a convivere con l’incertezza o, meglio, a vivere gestendo «certezze provvisorie successive», diventa indispensabile sia moltiplicare i luoghi formativi e le loro capacità adattive sia le possibilità e le abilità d’accesso alle informazioni e di selezione e le competenze di orientamento e di riorientamento. In questa nuova realtà, in cui la formazione iniziale non è più sufficiente a sostenere l’attività lavorativa e professionale lungo l’intero arco della vita, due concetti importanti emergono: lifelong learning, vale a dire formazione permanente supportata da un sistema formativo adeguato e dallo sviluppo di competenze metacognitive (imparare a imparare); lifewide learning, cioè riconoscimento del valore formativo di tutte le esperienze del vissuto umano e costruzione di un sistema di certificazione delle competenze acquisite.
2. Un sistema scolastico orientante e flessibile
Ridisegnare un sistema dell’istruzione e della formazione adeguato al nuovo contesto e in armonia con le indicazioni concordate in sede europea, è diventato negli anni obiettivo primario delle politiche dei singoli Stati. Anche in Italia, attraverso un “mosaico” di riforme, si è progressivamente e profondamente modificato l’impianto delle strutture educative e formative, per metterle nelle condizioni di dare risposte coerenti e diversificate alle nuove sfide alle quali sono chiamate a rispondere. L’autonomia scolastica, il nuovo obbligo scolastico e formativo, il ruolo della dirigenza, il trasferimento di competenze importanti agli Enti locali, rappresentano tappe significative dell'adeguamento del sistema. Oggi, pur nelle incertezze ancora rilevanti sull’approdo finale, la scuola ha a disposizione strumenti nuovi per aumentare la qualità del proprio operare, anche nel campo dell’orientamento. È, infatti, evidente che una scuola orientante è una scuola flessibile, una scuola capace di misurarsi con le differenze. Non può essere altrimenti. E oggi le singole Istituzioni scolastiche, hanno gli strumenti legislativi per darsi un’organizzazione adeguata alle nuove esigenze e flessibile a fronte dei molteplici bisogni della società. Uno dei temi centrali per la scuola è, nel tempo presente, anche la capacità d’integrazione con le altre strutture formative per permettere a tutti di elaborare un curricolo personale (progetto di vita) fatto d’istruzione, di formazione professionale, di alternanza scuola-lavoro, di rientri nel sistema scolastico. In questa direzione l’impegno prioritario della scuola, ma anche delle altre agenzie formative, è quello di costruire un sistema condiviso di valutazione, di certificazione e di riconoscimento delle competenze, che possa consentire un’ampia diversificazione dei percorsi e l’accesso al sistema formativo durante tutta la vita attiva delle persone.
Vediamo di puntualizzare meglio i diversi aspetti che deve mettere in pratica una scuola che aiuta a scegliere in modo consapevole:
  • deve dare rilievo a una didattica attiva e orientativa, che metta l’allievo al centro dell’attenzione per sviluppare competenze specifiche a supporto delle attività decisionali e di scelta, che utilizzi tutti gli strumenti adeguati a maturare negli allievi le capacità di autoorientamento (problem solving, didattica progettuale, cooperative learning ecc.) e organizzata in modo tale da far sperimentare ai ragazzi tipi diversi di rapporti e di relazioni (competenze comunicative);
  • deve curare i processi legati alla continuità formativa, gestendo in modo sistematico e collaborativo (con le altre Istituzioni scolastiche) i nodi di transizione che sono i più critici nel percorso formativo;
  • deve sviluppare le abilità di accesso al complesso mondo delle informazioni;
  • deve fare attività informativa specifica a sostegno delle scelte scolastiche e di orientamento verso il mondo del lavoro;
  • deve attivare luoghi di consulenza individuale, di sostegno e di tutoring soprattutto a supporto di situazioni problematiche nel campo della conoscenza di sé e della consapevolezza delle proprie potenzialità;
  • deve costruire reti di collegamento con il mondo esterno, stabilendo rapporti di collaborazione con tutti i luoghi delle dinamiche socioeconomiche;
  • deve costruire un sistema di valutazione e di certificazione delle competenze, che permetta all’allievo di valutare e scoprire le proprie attitudini, le proprie inclinazioni e le possibilità di compiere scelte adeguate alle competenze acquisite.
Per sviluppare concretamente tutte le azioni richieste, la singola Istituzione scolastica ha il dovere di ridefinire un’organizzazione che risponda in modo attivo e proattivo ai bisogni del contesto di riferimento e di superare tutte le tentazioni autoreferenziali. In modo particolare deve prendere atto che non è la sola agenzia che promuove l’orientamento. Molti sono i luoghi e le Istituzioni che influenzano e determinano questo difficile processo: Stato, Enti locali, agenzie per l’impiego, mercato ecc., e che devono attivarsi per ridurre al minimo, attraverso un’attenta politica di programmazione e d’informazione, quelle che vengono definite “asimmetrie informative”, dovute al gap esistente fra l’offerta di occasioni di lavoro e le informazioni dei singoli (che hanno determinato negli anni, ad esempio, un ingiustificato declino della formazione tecnica). Una politica generale, attenta alle evoluzioni del mercato del lavoro e supportata da un modello informativo adeguato, potrebbe consentire al sistema d’istruzione e di formazione, agli Istituti Tecnici Superiori (I.T.S.) e alle Università di rispondere con maggiore efficienza alle dinamiche complesse delle offerte, superando le anomalie attuali che spesso vedono convivere alti tassi di disoccupazione con carenza di figure professionali adeguate alle richieste.
La sfida dell’orientamento è complessa ma centrale rispetto agli obiettivi della scuola. Una scuola che promuove la qualità, che vuole superare la selezione e assicurare il successo ai propri allievi, che vuole ridurre al minimo la dispersione scolastica e svolgere un’azione positiva nelle dinamiche sociali, non può prescindere dal compito importante di formare cittadini consapevoli del proprio ruolo e capaci di orientarsi nell’intricato e mutevole scenario della realtà quotidiana.

PUBBLICATO 26/01/2016 | © Riproduzione Riservata





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