Auser Acri: Verso il Natale - 2 Edizione
Auser Acri
Il 1 Dicembre ad Acri nel suggestivo Palazzo Sprovieri si č svolta la seconda edizione “Verso il Natale” dell’associazione Auser di Acri alla presenza dell’Assessore P.I. e Pari Opportunitā del Comune di Acri Anna Cecilia Miele e di un numeroso e attento pubblico. La presidente Maria Gloria Jiménez ha introdotto l’evento precisando l’intenzione di creare un filo logico con l’edizione passata in cui si č dato spazio agli usi e costumi natalizi di Acri, per ricordare i poeti dialettali acresi di ieri e di oggi con la consapevolezza che il dialetto come lingua comune di un popolo č ciō che rende salde le radici di una comunitā.
E’sul valore del dialetto che si č svolta la serata con la partecipazione della poetessa Anna Maria Algieri e di Angelo Canino poeta in vernacolo acrese. Durante la serata le socie Auser sono state protagoniste della scena con la lettura dei versi di Vincenzo Padula (declamati da Teresa Straface, Angelina De Vincenti, Elvira Ferraro) e di Biagio Autieri (declamati dal socio Pino Pancaro), facendo rivivere la magia del Natale, la nostalgia di antiche tradizioni, trasmettendo messaggi di forte valore sociale. E’ stato un viaggio nostalgico verso un mondo che probabilmente non tornerā pių per diffondere il messaggio di preservare il dialetto acrese. La serata č stata allietata dal gruppo folcloristico Fantasie Popolari, un’associazione conosciuta su tutto il territorio locale e provinciale composto da un numeroso gruppo di danzatori, danzatrici, musicisti e cantanti accomunati dalla passione e volontā di conservare e trasmettere tradizioni e folk attraverso il linguaggio della danza sulla scia e memoria dell’Antica Strina cantata e ballata nelle occasioni pių svariate. Il Palazzo Sprovieri č stato inondato di allegria e magia, pervaso dai piacevoli canti che hanno arricchito l’animo di ciascun partecipante. A seguire, l’intervento della socia dottoressa Serafina Bova che ha posto l’attenzione del dialetto su quattro motivi fondamentali: identitā e appartenenza, ricchezza linguistica, memoria storica, strumento di connessione intergenerazionale. “Ogni dialetto č il risultato di secoli di storia e influenze linguistiche. E’ una parte fondamentale dell’identitā culturale; tramandarlo significa mantenere vivo un legame con le radici e la storia di una comunitā; per i giovani significa rafforzare il senso di appartenenza al proprio territorio e alle proprie tradizioni”. Sono seguiti gli interventi di Angelo Canino, il poeta del dialetto, e di Anna Maria Algieri che hanno commosso in maniera profonda. I temi fondamentali della loro produzione poetica sono quelli fondamentali e preziosi che appartengono a ciascuno di noi: affetti familiari, ricordi d’infanzia, religiositā, quotidianitā, inno alla vita. Con la poesia “A giacca e Patrima”, declamata dallo stesso Canino, una lirica di grande significato e affetto per il genitore dal quale ha imparato tanto, ha commosso tutti i partecipanti. Anche se oggi si sta perdendo l’abitudine di scrivere e parlare il dialetto, con Angelo Canino quest’ultimo č diventato una vera lingua di comunicazione capace di far comprendere il significato pių profondo di ciō che si vuole raccontare. Cosė le poesie di Anna Maria Algieri arrivano facilmente al cuore del lettore per la scrittura semplice, diretta ed essenziale, come “U Casalicchio” e la “Lettera di Natale ai genitori”, magistralmente tradotta e declamata in dialetto acrese dalla socia Franca Serpa. Anna Maria č riuscita ad esprimere in maniera veramente originale dei sentimenti fondamentali ricchi di significato in cui il lettore si č ritrovato protagonista. Tutti ricordiamo la lettera di Natale ai genitori ricca di buoni propositi e belle parole, ma nella societā di oggi dominata dalla tecnologia sta diventando un vago ricordo difficile da trasmettere e realizzare. Nel corso della serata si č avuto la possibilitā di ammirare i dipinti e gli oggetti tematici realizzati dagli associati, con la guida vigile e attenta dell’artista pittrice Maria Pia Fiore alla quale la prof.ssa Caterina Gaccione, vicepresidente Auser, ha espresso vivo apprezzamento e ringraziamento per l’impegno profuso. L’evento si č concluso con una riflessione importante per tutti, familiari ed educatori il cui compito č quello di continuare a seguire gli usi e le tradizioni di un tempo, mantenere vivo il dialetto per meglio esprimere sentimenti, valori, speranze con cui percorrere i sentieri della memoria e costruire un futuro migliore. La serata si č conclusa con la degustazione di dolci tipici preparati dai soci AUSER. Si ringraziano tutti i presenti che ci hanno onorato della loro presenza: l’Assessore del Comune di Acri Anna Cecilia Miele, il gruppo folcloristico Fantasie Popolari, Gennaro Spezzano di Terrazza Sprovieri per l’ospitalitā e tutti i soci che hanno contribuito al successo dell’evento. Insieme si puō! Grazie A notti e Natčadu di Angelo Canino Era ‘nchiusu u tėampu, cupu era ppropiu tėamp’e dupu ppe cchilla via nenti si vidėa u vėant’e tramuntčana potėa lla maglia e dčana a niva a ffasciaturu allucėa llu scuru u mantu sup’i spalli i pėadi calli calli nu vettu a ss’appoggčari chill’irtu ch’era spčaru caminanni caminčava chjeanu i passi dčava ‘nzuppčatu avėa llu mantu, e niva era ppisantu ma illu nenti nu vettu a ss’appoggčari tiranni a ccaminčari. Apprėassi a d’Illu, Illa alla frunta na stilla aggranchčata avėa nna mčana a potėa lla tramuntčana allu mantu a ss’appoggčari tiranni a ccaminčari u cėadu sempri cupu era ppropiu tėamp’e dupu nenti si vidėa ppe cchilla via. Caminčari, caminčari nu riggiattu ean’e trovčari nullu aprėa lla porta intra ssa notti storta ne cconti e nne ffurisi “pietā! Č dde novi misi!” ma cumi ppe d’incantu arrassčat’e d’ųacchji u mantu pocu cchiu ssutta na ducicchia,era nna grutta accųati e paglia e ffėani ppe lla mčana si tenėani e ttutt’a nnu mumenti u cėadu, intra nu nenti s’č acquetčatu e nn’Angiudu e lla ssupra “č nnčatu! č nnčatu!” a llu caduru dunčatu ccu d’amuru e nu vitėallu ‘nsėami a nn’asinėallu e ssu Bomminu neatu ppe destinu venutu a cchissa terra ppe lla pčacia e nno lla guerra ppe llu vėarnu, ppe ll’astčata ppe ssa terra madčata. La notte di Natale Era chiuso il cielo, cupo era proprio tempo di lupi per quella via niente si vedeva il vento di tramontana penetrava la maglia di lana la neve a fiocchi illuminava il buio il mantello sulle spalle i piedi pieni di calli un vetusto per appoggiarsi quell’erta era impervia camminando camminava lenti i passi dava inzuppato era il mantello di neve, era pesante ma Lui niente un vetusto per appoggiarsi proseguendo a camminare dietro di Lui, Lei sulla fronte una stella infreddolita aveva una mano la raffreddava la tramontana al mantello si appoggiava proseguendo a camminare niente si vedeva per quella via camminare, camminare un rifugio devono trovare nessuno apriva la porta in questa notte triste ne conti e ne pastori “pietā! Č di nove mesi!” ma come per incanto tolto dagli occhi il mantello poco pių sotto una lucina, era una grotta accolti da paglia e fieno per mano si tenevano e tutt’a un tratto il cielo in un baleno si č rasserenato e un Angelo da lassų “č nato!, č nato!” al calore donato con amore da un vitello assieme ad un asinello e questo Bambino, nato per destino venuto su questa terra per la pace e non la guerra per l’inverno, per l’estate per questa terra malata. |
PUBBLICATO 06/12/2024 | Š Riproduzione Riservata
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