Lingue di fuoco
Franco Bifano
Il giorno dopo il terribile incendio ciò che ancora colpisce all’arrivo sul posto è l’odore acre e pungente che è rimasto nell’aria. Un misto di terra bruciata, legno arso e pece.
Lo scenario è desolante, quasi spettrale. L’abbraccio delle fiamme ha trasformato gli alberi in scheletri anneriti. Fantasmi sospesi ai quali neanche il sole splendente di una mattina di luglio sembra riuscire a dare più luce. Le auto, ridotte in carcasse, sono ancora lì dove il fuoco le ha sorprese, testimoni impotenti della devastazione. Ieri ad Acri c’è stato l’inferno. Alle 11:30, un incendio devastante ha lasciato dietro di sé una scia di distruzione e paura. C'è un viavai continuo di persone - iniziato già da ieri sera - che vogliono far sentire la propria vicinanza al titolare dell’attività duramente colpita. Arrivo insieme a Maurizio, Salvatore invece è arrivato prima e ha portato un vassoio di dolci, un segnale di normalità nella parte dell’attività rimasta ancora operativa. Qualche attimo e arriva Valerio, il titolare della AutoGraDem. Ѐ un amico, abbraccia tutti provando a raccontare quello che è successo, ma le parole gli si spezzavano in gola, interrotte dalle lacrime. Parla di “lingue di fuoco” che cadevano dall'alto. Racconta di come, nonostante il pericolo, sia riuscito ad allontanare altre auto rischiando la vita. “Il fumo era così denso che rendeva impossibile inserire la chiave per mettere in moto le vetture. Ho rischiato molto. Del resto che potevo fare?” E’ dura, ma si deve ritrovare la normalità il più in fretta possibile. Tutti vogliono dare una mano. È la prima volta che si assiste a un evento di tale portata nel cuore della città, le circostanze in cui si è verificato sollevano interrogativi inquietanti. Le fiamme si sono alzate in pieno giorno, in un'area densamente trafficata e frequentata, senza che nessuno abbia notato movimenti sospetti. Escludendo l’autocombustione, evento molto raro, si pensa che dietro questo disastro ci siano individui esperti che sanno come muoversi. Gente spregiudicata, capace di rendersi invisibile in pieno giorno sotto gli occhi di una città in movimento. Strana razza i piromani, contro di loro una eventuale vigilanza con i droni potrebbe essere un buon deterrente. Meglio ancora se supportata da “fototrappole”, almeno nei punti che nel tempo abbiamo visto essere bersagli preferiti. La prevenzione degli incendi è una questione seria e complessa che non può che partire dalla cura del territorio anche se vasto come il nostro, e deve tramutarsi anche in impegno collettivo, ognuno deve vigilare fare la propria parte. Sarebbe opportuno implementare, nei tempi dovuti, un serio quanto credibile “piano territoriale per la prevenzione”, che preveda non solo il taglio di erbacce e arbusti sia in zone pubbliche che private con i necessari controlli. Ma, eventualmente, anche il coinvolgimento di tutti coloro che, opportunamente formati, dispongono di strumenti e di mezzi necessari per un intervento rapido e possibilmente efficace. La postazione dei vigili del fuoco per i tre i soli mesi estivi per quanto indispensabile, se risponde solo a chiamate diurne lascia la città e il territorio vulnerabile nelle ore notturne e dunque in momenti ancor più critici. Sembra una contraddizione, in caso di emergenza, infatti, occorre un'ora per raggiungere la città, figuriamoci le periferie. In questa direzione si dovrebbe ottenere di più. Dobbiamo, insomma, essere preparati non solo a rispondere in maniera tempestiva ed efficace agli incendi ma, soprattutto e per quanto possibile, essere anche in condizione di prevenirli. |
PUBBLICATO 14/07/2024 | © Riproduzione Riservata
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