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Ancora un viaggiatore straniero a San Demetrio e in altri paesi Italo - Albanesi della Calabria: Raymund Nezhammer, Arcivescovo di Bucarest

Foto © Acri In Rete
Gennaro De Cicco
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Anche Raymund Netzhammer, Rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma nel 1904, Arcivescovo di Bucarest nel 1905, durante le vacanze pasquali dello stesso anno compie il viaggio dei paesi italo – albanesi e scrive una interessante memoria, tradotta nel 1933, dalla lingua tedesca, da Vincenzo Matrangolo. Mario Pietro Tamburi nella prefazione del libro, edito da: “il Coscile” nel 2003, pubblicato su iniziativa dell’Amministrazione comunale di Acquaformosa afferma che: “Il racconto “Tra gli Albanesi di Calabria” di un viaggio fatto da Raymund Netzhammer per visitare i centri albanesi della Provincia di Cosenza, non ha la pretesa di collocarsi sulla scia dei racconti famosi come Old Calabria di Norman Douglas. “L’autore di questa gradevolissima e colorita cronaca viene in Calabria – scrive Tamburi - per visitare i centri albanesi, conoscere la realtà e le condizioni di vita in cui vivono quelle popolazioni ed anche, con discrezione, oculatezza e prudenza, rendersi conto della conservazione del rito bizantino, ancora osservato e custodito gelosamente in quei centri albanesi della Calabria. Ci informa ancora che “viene in Calabria su invito del Vescovo di Mileto. Ma anche perché, nominato Rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma, vuole visitare i luoghi d’origine degli alunni italo – albanesi di Calabria. Tra questi ultimi vi è anche Giovanni Mele di Acquaformosa, che sarà ordinato sacerdote, alcuni anni dopo, diventando prima Parroco di Civita, poi Arciprete di Lungro e nel 1019 primo Vescovo della nuova Diocesi di Lungro, eretta dal papa Benedetto XV”. L’arcivescovo di Bucarest Raymund Netzhammer, dopo alcune ore di viaggio verso il Nord, sa che per poter arrivare alla stazione di Corigliano, deve scendere verso il golfo di Taranto. “Un percorso – scrive – meraviglioso, a destra sempre il mare di un azzurro cupo, a sinistra un paesaggio che non si può immaginare più contrastante…”. Lungo questo tratto due città attirano la sua attenzione: Crotone, per i ricordi di antichità e Rossano per la memoria del Santo eremita Nilo. Giunto a Corigliano, la carrozza per San Demetrio – prima meta - è già pronta per la partenza. Vuole prima che arrivano le tenebre visitare il paese, ma anche andare a vedere l’importantissimo Istituto. Ad accompagnarlo il "vecchio cantore" della chiesa, che appena usciti fuori dal villaggio, porta felicemente la conversazione sul grande eroe nazionale Skanderbeg e sulla venuta degli albanesi in Calabria e in Sicilia ”. La conversazione accompagna l' ospite fino al Collegio di Sant’Adriano. L’ Arcivescovo è già a conoscenza della storia di questo luogo interessante e tralascia di fare considerazioni. Nel racconto scritto si sofferma, invece, sulla chiesa di Sant’Adriano ed evidenzia che questo luogo è importante, perché santificato da San Nilo. Descrive – poi - alcuni aspetti interni della chiesa, si sofferma sull’ingresso principale, sull’interno a tre navate e sulle preziose sculture di marmo, sulle colonne e sui frammenti di un pavimento a mosaico. Rimane colpito positivamente anche dal panorama che si gode all’esterno. Invece, per quando riguarda la chiesa, scrive che “si sarebbe in diritto di credere che un tale santuario … dovrebbe essere trattato con pietà e tenuto con cura e buono stato”. E poi si sofferma sul Collegio “che dovette la sua istituzione ad un Ente ecclesiastico e che da pochi anni è passato in mano al governo italiano e oggi si presenta un puro Istituto statale, in cui le vocazioni ecclesiastiche non posso prosperare …” e poi tante altre considerazioni per esempio: sull’avocazione allo Stato di Sant’Adriano; sulle tendenze rivoluzionarie all’interno dell’Istituto, con tutte le conseguenze che produssero... ; sulla statalizzazione del Collegio che determinò situazioni particolari anche in ambito religioso, specialmente nei poteri giurisdizionali fra greci e latini ... Insomma una serie di questioni civili e religiose che meriterebbero di essere discusse ed approfondite anche oggi, sebbene siano trascorsi tanti anni...L’Arcivescovo Netzhammer, dopo aver visitato la chiesa e il collegio di Sant’ Adriano, si fece mostrare “l’assai grande chiesa parrocchiale, la cui sacrestia “è una cappella di confraternita in corso di restaurazione …” . La serata la trascorre, poi, con Ciro Marini, Arciprete del paese ... Durante il viaggio per raggiungere altrui paesi italo - scorge una moltitudine si paesi che si estendono dalla alture di San Demetrio: Macchio, San Cosimo, Vaccarizzo e San Giorgio. “Solamente - scrive – una parrocchia non potevo vedere, cioè Santa Sofia d’Epiro, che sta troppo nascosta nell’interno in mezzo a gole”. Alla stazione trova don Ciro ed ha la conoscenza dell’arciprete di Corigliano e di alcuni sacerdoti della città e dintorni. Prese poi il diretto per Cosenza, ma scese alla stazione di Spezzano Castrovillari, per poter raggiungere gli altri paesi albanesi: Firmo, Lungro e Acquaformosa. Nell’attesa della corriera lascia vagare i suoi sguardi verso Sant’ Adriano e si rende conto, vista l’ampia veduta, perché gli antichi greci edificarono una grande città come Sibari … In effetti, solo da qui si domina con l’occhio la più grande parte della pianura formata dal Crati e dai suoi affluenti … L’ultima capitolo del libro è dedicato a questi paesi sopra citati, in riferimento alle loro chiesa e ai loro riti religiosi.

PUBBLICATO 08/03/2024 | © Riproduzione Riservata





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