USI E COSTUMI Letto 957  |    Stampa articolo

Settimana di commemorazione dei defunti nei paesi arbėreshė di rito greco - bizantino

Foto © Acri In Rete
Gennaro De Cicco
condividi su Facebook


Nei paesi italo-albanesi di rito greco - bizantino i morti vengono commemorati quasi all’inizio della primavera, nel mese che gli antichi greci chiamano “Antesterione”. Il riferimento storico č la festa dei fiori che si celebrava ad Atene in onore a Dionisio (Antesterie). Una ricorrenza “tra il sacro e il profano”, tra riti religioni e tradizioni di vita comune. Il periodo di svolgimento č il sabato precedente la domenica di Carnevale e quindici giorni prima della Quaresima. Ricorrenza, come si suol dire “mobile”, che quest’anno va dal 29 gennaio al 3 febbraio. La commemorazione dei defunti presenta le caratteristiche di una festa popolare, durante i quali i morti si confondono con i vivi. Si crede che il Divino, per otto giorni, dia il permesso alle anime perché escano dall’oltretomba e facciano ritorno in superficie per andare a ritrovare i luoghi dove sono vissuti. Tutte le case sono illuminate con i lumi alimentati da olio vergine: “Val tė butė”, perché servono ad indicare la luce ai defunti che escono dalle tombe per mescolarsi con i vivi. A San Demetrio Corone ci si avvia in processione nel cimitero, intonando: “Tek jam i thell”, Dal Profondo (adattamento in arbėrisht del Salmo 129 del “De Profundis…”, da parte del poeta di San Giorgio Albanese Giulio Variboba (1725 – 1788). I giovani lasciano una piccola pietra sul bordo della colonna (stele) che ricorda i caduti in guerra, sistemata all’inizio del viale che conduce al cimitero. Questo gesto dovrebbe perseverarli da una morte prematura e violenta come quella che colse i combattenti in guerra. La pietra assume il significato di un pegno, da parte di se stessi, da lasciare in cambio della salvezza. Dopo la celebrazione della messa nella chiesetta del cimitero davanti all’altare e alla croce e la recita a volte alta di preghiere in greco antico e in albanese, il papąs benedice l’ossario e bussa tre volte nella porta di ferro per salutare i defunti che stanno dietro quella povera porta e per stabilire un contatto con loro. Successivamente, i parenti degli estinti si appartano nella tomba dei propri cari e consumano cibi e bevande. Chiunque passi accanto alla tomba viene invitato a partecipare al “simposio”. Nello stesso giorno il papąs visita le famiglie e procede alla benedizione delle panagjie (mense con vino, pane, grano bollito e una candela sovrapposta al centro), simbolo della resurrezione del corpo e della immortalitą. Dopo la cerimonia, il papąs distribuisce ai presenti il pane a fette e su ciascuna di queste dispone il grano bollito. I collivi rimasti vengono distribuiti alle famiglie del vicinato. Una volta era tradizione della gente bisognosa chiedere l’elemosina nel periodo della commemorazione (pėr shpirtin e pėrgatorėvet – per l’anima dei defunti). Le famiglie nobili, invece, distribuivano ai pił poveri olio, salame, pane e grano bollito per onorare la memoria dei cari estinti. In serata parenti ed amici si ritrovano e consumano la cena rievocando, fino a notte inoltrata, i loro cari, scomparsi definitivamente. Si rinnova, in questo modo, una tradizione antica, ricollegata ad usanze, che per secoli hanno messo in evidenza i valori di solidarietą e di amicizia degli arbėreshė. Il sabato successivo (e shtunia e madhe o e shtunia e Shales – il sabato di Rosalia, festa pagana) č un giorno di lacrime perché i morti sono obbligati a ritornare nell’oltretomba, distaccandosi dai propri cari. TEK JAM I THELL. Tek jam i thell e rri ndė Purgatuar, U thėrrita fort: Oj Zot, tė qosha truar. Mirr vesh si qanj me lotė e me valėtim Lipisėm, Zot i math, turmendet time. Mos thuaj se bėra lik e kam mbėkat Si cili ėsht' i bėrė ēe s’ka mbėkat, Kulto se ti je prind e lipisjar U jam it bir e jam limosinar. Mbė fjalen tėnde u kėtu rri e pres Se fjalen ēė me the t’e kam bes', Si dihet dita pėr mua sempre sėrposet Vetem speranxa jote maj mė griset. Mė se Ti ,Zot, pietus s’ė mosnjeri Andaja s’ke shok ndė lipisi. Andaja, nani, mos na bandana Se shpirtrat ēė jan' ndėr penet na library Jipi rėpos, oj Zot, jipi rėēet Tė vdekurvet, jipi dritė tek jetra jetė.

PUBBLICATO 31/01/2024 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 1395  
Acqua, tra veritą e strumentalizzazioni
Mi corre l’obbligo di fornire dei chiarimenti in risposta ad alcuni articoli apparsi sulle testate locali. Nonostante la conferenza stampa recentemente tenuta dal Sindaco, dall’Ing. Nicoletti e dal so ...
Leggi tutto

POLITICA  |  LETTO 1775  
Il Senatore Trematerra. ''No ai parchi eolici che distruggono l'ambiente e arricchiscono pochi''
Nell'animato dibattito sui Parchi eolici interviene anche il senatore Gino Trematerra, da sempre attento alle tematiche legate alla tutela del territorio e allo sviluppo sostenibile della Calabria. I ...
Leggi tutto

SPORT  |  LETTO 748  
La lunga corsa di Viteritti: dopo la laurea col Monopoli punta alla Serie B
Quando Douglas Sisenando Maicon, conosciuto semplicemente con l’ultimo dei tre nomi, palleggia in faccia ad Amauri e trova l’angolino della porta della Juventus regalando la vittoria dello scontro dir ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 722  
Incoerenze ed inefficienze di un'amministrazione sempre pił allo sfascio
Quello appena trascorso č stato un mese intenso dal punto di vista amministrativo. Da un lato la questione parco eolico in Sila Greca, dall’altro le inefficienze ormai cronicizzate di un’amministrazi ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 1116  
Almeno non chiamiamolo parco
L'altro ieri, nella suggestiva Sala delle colonne di Palazzo Sanseverino Falcone di Acri, si č tenuta un’assemblea pubblica molto partecipata, organizzata dall’Associazione Italia Nostra. Al centro de ...
Leggi tutto