"Luce dal silenzio". Le cinquantatre opere di De Vincenti


Angelo Gaccione

Luce dal silenzio (L’Obliquo ed. 2021) si compone di un corpus di cinquantatré opere di Giuseppe De Vincenti attraverso una scansione di tempo che va dal 2010 al 2021. L’anno 2015 si rivela il più nutrito, ma con scarti temporali e salti.
Poiché bisognava mettere assieme un discorso coerente e a tema, l’artista ha attinto nella sua ampia produzione e lo ha cucito magnificamente. Si tratta in prevalenza di pastelli su carta e di oli su tela. Come si sarà capito dal titolo, ci troviamo di fronte alla fusione fra luce e silenzio; in questo caso però è sulla luce che l’autore lavora e vuole indirizzare la nostra attenzione, anche quando il paesaggio o i singoli elementi del mondo oggettivo sono colti al tramonto, al calar della sera o all’allungarsi delle ombre. Una luce che investe, attraverso intensità e tonalità differenti, cielo e mare, colline e strade, casolari e muri. Il tutto in un silenzio sospeso e quieto privo di qual si voglia presenza umana. Il silenzio di per sé è fortemente evocativo e riconcilia con ogni elemento del mondo naturale che cade sotto i nostri occhi; ha il potere di rasserenare il nostro stato d’animo, di abolire ogni affanno, di farci entrare in sintonia con quanto ci circonda. La luce a questo silenzio conferisce il vestito più suadente che agisce non soltanto sulla retina, ma su ciascuno dei nostri sensi. In realtà il silenzio assoluto non esiste in natura, ma queste opere ce lo rendono necessario. Da anni De Vincenti lavora sulla luce, come hanno fatto tutti i grandi artisti in ogni tempo, e la deposita sulle cose. Senza la luce le cose non esisterebbero, ma è altrettanto vero che se le cose non la trattenessero su di loro, noi non potremmo coglierne il passaggio di tempo, il mutamento delle ore, il variare del sentimento che a loro ci conduce. Basti soffermarsi sulla lezione profonda che ci ha consegnato Claude Monet. |
PUBBLICATO 05/07/2022 | © Riproduzione Riservata

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