RELIGIONE Letto 1276  |    Stampa articolo

Fratellanza

Foto © Acri In Rete
fra Piero Sirianni
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Noi cristiani stiamo muovendo i primissimi passi dell’itinerario della Quaresima, “tempo forte” liturgicamente e spiritualmente; sicuramente più sentito in un recente passato, come dono e grazia che tracciavano – per i fedeli – la strada per una più bella conversione, per un maggiore contatto con se stessi e la propria interiorità, per la riscoperta di alcuni valori, per vivere nuovi propositi di bene. Si tratta di cinque settimane che ci condurranno alla grande e centrale celebrazione della Pasqua di morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo.
Il cuore della vita cristiana è proprio il dono che l’Unigenito Figlio di Dio compie di Sé sulla croce e nel silenzio del sepolcro affinché ogni uomo – dei secoli passati, di oggi e del tempo che verrà – incontri il volto misericordioso di Dio e la sua salvezza eterna ed universale. Egli, il Messia, si è offerto per tutti; è l’Agnello immolato, la luce del mondo, il re della storia.
Siamo anche pienamente coscienti, grazie all’ampia eco che i media stanno diffondendo in Occidente, dell’immenso dolore che ha invaso l’Europa dell’Est, per quello che sta avvenendo in queste settimane. Al di là delle letture critiche degli episodi concreti – purtroppo estremamente complessi dal punto di vista geo-politico ed economico –, vogliamo fermarci solo un istante sul significato della vita e della morte, del bene e del male, della piccolezza e della forza, della povertà e del dominio: tutti aspetti che, messi insieme, attraversano gli attuali eventi storici. Tutta la verità di quello che sta avvenendo, quasi certamente, non la conosceremo mai; tuttavia, bussano alla porta del nostro cuore le immagini, i video, le testimonianze.
Sono tanti i sentimenti che albergano nel cuore dell’uomo – o forse pochi, ma estremamente influenti, poi, sugli atteggiamenti esistenziali! – e che possono generare le atrocità che stiamo conoscendo in queste settimane.
I primi capitoli delle sante Scritture, dopo i racconti creazionali, ci presentano il primo fratigidio della storia terrena: Caino alza la mano contro il proprio fratello, poiché il Creatore aveva elargito una maggiore benevolenza verso Abele; il testo così riporta: «Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbruttito» (Gen 4,5). L’invidia ha prevalso nel legame; l’aver sperimentato (da parte di Caino) di non essere il figlio unico e prediletto nella casa, ha generato la violenza.
E questo avviene in tutte le relazioni: quando non si ha un quadro della situazione più ampio (che accoglie la complessità del reale), quando non si fa spazio all’altro-da-sé, quando non si usa misericordia, quando non ci si ascolta nei veri e reciproci bisogni, quando si vuole solo prevalere o difendere il proprio, quando l’interesse acceca tutto il resto.
Ciò sta avvenendo anche a livello più globale; e tutti i popoli – soprattutto gli innocenti – ne stanno facendo le spese e ne pagheranno le conseguenze.
Nessuno di noi è il salvatore del mondo (o, forse, lo siamo tutti nel nostro piccolo!), ma possiamo e dobbiamo prendere consapevolezza della ricchezza e del pericolo che siamo, della nostra vocazione e missione (prima ancora che cristiana, di quella antropologica); siamo chiamati a prenderci cura del ferito e del bisognoso – con tutto l’essere che siamo: limiti e sogni, paure e gioie.
Incoraggiamoci tutti per il bene e la semina della fratellanza; accogliamoci reciprocamente, coltiviamo la solidarietà, animiamo i dialoghi e la corresponsabilità; camminiamo, insieme, sulle strade del regno; non smarriamo la speranza di un mondo redento e di una umanità riconciliata nell’amore.

PUBBLICATO 04/03/2022 | © Riproduzione Riservata





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