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Equinozio d’autunno: Mabon, tempo di iniziazione e di mele

Foto © Acri In Rete
Gaia Bafaro
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Oggi è l’equinozio d’autunno, un momento iniziatico e potente, caratterizzato da un egual numero di ore di luce e buio.
Anticamente, di questi tempi, i Celti celebravano un Dio Cacciatore noto come Mabon.
Questo fanciullo divino, secondo il mito, fu rapito alla madre per esserle riconsegnato da Re Artù.
La Dea, per tenerlo al sicuro, lo riaccolse nel ventre materno per permettergli di rinascere in un secondo momento.
Nella cultura classica, invece, la bella Persefone veniva catturata da Ade, lasciando la madre terra Demetra nel pieno dello sconforto con il risultato di privare gli uomini dei frutti e della bella stagione.
Questo lasso di tempo, noto come quello dei Misteri Eleusini, aveva inizio il 21 settembre e terminava dopo la dodicesima notte (il 6 gennaio), si trattava di un momento di oscurità, spiriti, intemperie e scarse provviste che si cercava di fronteggiare con riti che invogliassero il calore e l’abbondanza a ritornare.
Il tema principale dell’equinozio d’autunno è quello della morte, le divinità sono custodite nelle viscere della terra sotto forma di seme e in primavera, dopo un periodo di buio e silenzio, risorgeranno.
Un concetto che ha preso vita anche in uno dei riti che da secoli in autunno ci accingiamo a compiere: la vendemmia.
L’uva, maturata grazie al potere del sole estivo, adesso viene lavorata e riposta in buie botti, in modo che, proprio come avviene in un ventre materno, possa rinascere elevata da frutto a nettare sacro: il vino.
L’autunno è una stagione iniziatica che ci consiglia di prepararci all’inverno, di non temerlo, di affrontarlo perché la morte e le tenebre non possono essere eterne ma solo una fase di transizione verso una nuova vita.
Ci accingiamo a vivere una fase necessaria per accogliere il cambiamento.
Questa è una delle lezione che ci impartisce la natura, aiutandoci ad andare oltre le religioni o le credenze ed invitandoci semplicemente all’osservazione dei suoi cicli.
In tale momento, tutto ciò che presenta un seme diviene sacro: le spighe, le zucche e soprattutto le mele, un frutto che racchiude una simbologia vastissima e che può considerarsi simbolo dell’Equinozio e del passaggio da uno stato di coscienza ad un altro.
Infatti, la mela è legata all’antico Mabon poiché tagliandola si può scorgere al suo interno un pentacolo di semi che è da considerarsi manifestazione dell’elevazione spirituale. Essa è tramite di conoscenza di bene e male ( si pensi ad Eva ed al Serpente) ed è stata la causa che ha favorito la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso portandoli su questa dimensione.
Secondo la favola di Biancaneve, si tratta di un frutto scelto dalla strega per farla cadere in un sonno simile alla morte, sarà questa fase di transizione a permetterle di essere baciata dal principe e di ridestata in seguito ad una nuova esistenza.
Ma la mela è stata anche oggetto di disputa tra Dee, importantissima nel mito del pomo d’oro della discordia lanciato da Eris durante un banchetto nuziale (a cui non era stata invitata) con la scritta: “Alla più bella”.
L’arduo compito di assegnare il frutto ad una delle contendenti, sarà affidato a Paride con il risultato di favorire l’ira delle divinità escluse e i presupposti per la guerra di Troia dopo il rapimento della splendida Elena.
Inoltre, le Mele d’oro , simbolo della forza e della bellezza spirituale, sono custodite nel giardino delle Esperidi figlie di Atlante.
Quest’ultimo, per trovare le forze di sorreggere la volta celeste deve nutrirsi esclusivamente dei frutti sacri di un melo.
In Scandinavia, invece, sono mele dorate a conferire agli Dei l’eterna giovinezza.
Infine, importantissimo è il ruolo delle mele ad Avalon, meglio nota come “Isola delle Mele”, un luogo di riposo delle anime prima di reincarnarsi e soprattutto di Artù che giace addormentato fino al momento in cui la terra avrà nuovamente bisogno del suo operato. Fu proprio su questa isola sacra che, secondo alcune versioni, Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di cristo all’interno del Sacro Graal e successivamente, proprio in Britannia fondò la prima Chiesa.
Concludendo, stiamo per addentrarci nei mesi invernali ed il consiglio che potremmo leggere anche nei tarocchi di Marsiglia attraverso la lama dell’Eremita è quello di procedere con prudenza e pazienza nell’oscurità.
Avanziamo avvolti al sicuro nel nostro mantello spirituale che ci separa dalla materia circostante e che è fondamentale per proteggere la luce che può guidarci nell’affrontare le fasi della vita sia essa accesa dalla ragione, dalla fede o dalla speranza: È nostro dovere custodirla per non interrompere il sacro ciclo.

PUBBLICATO 21/09/2021 | © Riproduzione Riservata





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