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Cibi e Leggende. I maccheroni

Foto © Acri In Rete
Gaia Bafaro
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La ricetta dei maccheroni è nota, grazie ad alcuni documenti genovesi, sin dal 200. Alcuni studi, attribuiscono le origini della pasta ai musulmani e le prime degustazioni della pietanza a Palermo.
Fu grazie al contributo della penna della scrittrice napoletana Matilde Serao che i maccheroni divennero il piatto tipico di Napoli con una ricetta che risale al tempo di Federico II di Svevia.
Infatti, l’autrice, nella novella “Il segreto del mago”, racconta di come in questa semplice e gustosa pietanza sia racchiusa un pizzico di magia.
Stando alla leggenda, fu un mago ad inventare la pasta ma, un’ astuta vicina al servizio del re, Jovanella, lo osservò di nascosto e gli rubò la ricetta, preparandola in seguito per Federico II di Svevia e rendendo famosi i Maccheroni in tutto il regno di Napoli.
La donna disse al sovrano che la preparazione del piatto, divenuto ormai famoso, gli venne svelata in sogno da un angelo.
Quando il mago, di nome Chico venne a conoscenza dell’inganno, sparì per sempre e solo in punto di morte Jovanella, confessò tra atroci tormenti di avergli rubato la ricetta.
Il folklore popolare, narra di come nella casa di Chico, in via dei Cortellari, sia possibile scorgere lo spettro del mago che prepara la pasta, quello di Jovannella che cuoce il sugo e il diavolo che soffia sul fuoco.
I maccheroni sono il simbolo della napoletanità e la diffusione internazionale della pasta asciutta si deve soprattutto alla maschera di Pulcinella, che viene raffigurato con della pasta ancora fumante nelle tasche.
Secondo Benedetto Croce, Pulcinella così rappresentato, sarebbe una chiara allusione della fame di coraggio e della ferocia dimostrate dal popolo Napoletano sia dai plebei nella rivoluzione di Masaniello, sia per i fatti del brigantaggio.
A tal proposito, nel giornale Fiorentino del 1860 “Il lampione” ,alla data del 4 settembre (tre giorni prima che Garibaldi entrasse a Napoli), si rappresentava l’esercito napoletano come una legione di Pulcinelli armati di orinali pieni di maccheroni.
Nella storia del cinema persino l’artista Totò rese omaggio ai maccheroni nel film “Miseria e Nobiltà."
Per quanto riguarda l’etimologia del termine maccheroni, si tratta di una parola tipicamente meridionale che deriva dal verbo “ammaccare/ schiacciare”, probabilmente dall’operazione di pestare il frumento per produrne la farina.
Invece, Il linguista Giovanni Alessio ne individua due etimologie: una dal greco “makaronìa” ovvero pasto del rito funebre (a rafforzare questa tesi sono i termini nell’attuale greco “makaritìs”/ defunto e aionios/ eterno) e un’altra dal latino “macarius” cibo divino.
Un’ipotesi volgare attribuisce questo cibo alla termine macron/ grosso con chiari richiami nella forma e nella lunghezza al membro maschile.
Infine, possiamo ricordare il latino maccheronico, genere letterario del Cinquecento caratterizzato da linguaggio erudito dei nobili e dei potenti per argomentazioni popolari e grottesche.
I maccheroni sono un piatto che ci contraddistingue in tutto il mondo, forse più degli spaghetti, infatti, in Francia si utilizzava il termine “maccheroni” in senso spregiativo nei confronti dei migranti italiani.

PUBBLICATO 20/05/2021 | © Riproduzione Riservata





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