TRADIZIONI Letto 1907  |    Stampa articolo

S. Lucia, protettrice degli occhi e portatrice di luce

Foto © Acri In Rete
Gaia Bafaro
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Si tratta di una santa molto apprezzata nei paesi nordici come Svezia e Norvegia e tra la notte del 12 e 13 dicembre, secondo la leggenda, porta doni e dolciumi ai bambini, vestita di bianco, con sette candele sul capo e una fascia rossa in vita che simboleggia il suo martirio. La fanciulla divenne martire poiché si convertì al cristianesimo nel periodo in cui l'imperatore Diocleziano osteggiava tale culto. C'è un'altra versione della sua santità: un nobile si era incapricciato della sua bellezza e in particolare dei suoi occhi. Così, Lucia per sfuggire alle sue attenzioni, si tolse gli occhi e glieli offri su di un piatto. Con stupore dietro le sue palpebre erano spuntati nuovamente meravigliosi occhi azzurri. Secondo un'altra variante, Lucia apparteneva ad una famiglia ricca e diede i suoi averi al popolo, così il nobile che voleva sposarla la fece uccidere condannandola al rogo.Il fuoco (sacro a Lucia), si rifiutò di bruciare la fanciulla e una guardia le tolse la vita infilandole una lancia nella gola. Lucia, reca in capo una corona con delle candele poiché si racconta che le erano utili per guidare i cristiani, perseguitati dall'imperatore Diocleziano,nel buio delle catacombe di Siracusa mentre le mani dovevano essere libere per trasportare cibo. S.Lucia è venerata moltissimo in tutta Italia: a Bergamo porta doni ai bambini, a Venezia sono custodite le sue reliquie, in Sicilia e in Calabria . Nella tradizione coriglianese, ad esempio, si incominciano le feste natalizie con il cenone della vigilia di S. Lucia. Si preparano 13 pietanze e come dessert si serve del grano condito con mosto cotto o miele di fichi da consumare caldo. Questo piatto viene chiamati "coccia". Il procedimento di preparazione è semplice, anche se deve rispettare delle regole ben precise: il grano pulito e bollito deve freddarsi per una notte, al mattino si controlla se nel recipiente ci si l'impronta del piedino di s. Lucia, passata in famiglia per lasciare la sua benedizione. La coccia è un piatto associato alla santa che si prepara in più parti della Calabria, alcuni lo servono salato e altri addolcito con canditi, uvetta e cioccolato. In particolare, è una pietanza utilizzata anche in Sicilia poiché Siracusa è considerata la patria di Lucia e anche perché fu proprio durante la notte del 13 dicembre che una nave carica di grano approdó nel porto di Siracusa e permise al popolo siciliano, afflitto da una grave carestia, di sfamarsi. La coccia, tuttavia, era un piatto noto già nell'antica Grecia e si preparava in onore dei culti della Dea del raccolto Demetra durante i misteri agrari detti eulisini. Nel venerazione di S. Lucia, infatti, ci sono origini pre-cristiane, si pensava anticamente che il periodo invernale fosse un tempo in cui le forze della luce e le tenebre lottassero tra di loro e si temeva realmente che il sole potesse non fare ritorno, costringendo tutti alla fame e alla morte. Per questo motivo si adoravano divinità solari e si praticavano riti propiziatori per invogliare la forza del sole e la sua luce a risorgere. Nel nord, tale periodo era noto come Yule e coincideva con il solstizio di inverno, la notte più lunga dell'anno che, trascorsa, permetteva al sole di riacquisire giorno dopo giorno forza e di rendere le giornate più lunghe. Tra i riti per farlo rinascere c'era quello del ceppo di Yule, bruciato la notte del solstizio per fare in modo che il sole potesse ardere nuovamente ritrovando la sua forza. La stessa tradizione è oggi ancora presente. Chi di voi non ha lasciato ardere per tutta la notte della vigilia di Natale il famoso ceppo? Le sue ceneri sono considerate benedette, si conservano per i momenti di difficoltà, ed è stato questo rito ad ispirare il dolce che tutti ormai preparano :"il tronchetto di Natale". Ritornando a Lucia, in Svezia e Norvegia belle ragazze, vestite come la Santa, vanno in processione distribuendo biscotti di zafferano come simbolo di speranza e promessa del ritorno della luce. Sempre in Norvegia, anticamente il 13 dicembre era un giorno pericoloso noto come Lussinnat e gli spiriti approfittano delle tenebre per vagare nel mondo mentre gli animali acquisivano il dono della parola. Solo nel XX secolo si adottarono i festeggiamenti in onore a Santa Lucia. Insomma, il periodo di dicembre è caratterizzato da sempre dalla voglia di luce e calore, in un momento buio e freddo dell'anno. Suggestivo è il poema composto da Jhon Donne in onore a Lucia intitolato "A Nocturnal upon St. Lucy's Day" cui verdi recitano: "E’ la mezzanotte dell’anno, ed è quella del giorno di Santa Lucia, che per sette ore a stento si disvela; Il sole è esausto e non raggi costanti ma fiochi bagliori ora manda." Auguriamo che S. Lucia possa portare luminosità nelle vite, nei cuori e nella mente di tutti.

PUBBLICATO 13/12/2020 | © Riproduzione Riservata





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