COMUNICATO STAMPA Letto 1877  |    Stampa articolo

Apertura reparto Covid ad Acri

Foto © Acri In Rete
Sinistra Italiana - Acri
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Il dibattito sull’apertura di un reparto covid ad Acri sta animando la nostra città in questi giorni. Poiché la questione in discussione è argomento serio e di rilievo per la cittadinanza tutta, Sinistra Italiana Acri vuole porre l’accento su alcuni interrogativi ad oggi senza risposta.
Analizzando la situazione emerge un quadro non del tutto chiaro e trasparente. Da un lato abbiamo l’amministrazione in carica a guida Pino Capalbo, parte attiva nonché fautrice dell’attivazione del reparto Covid unitamente alla Direzione Sanitaria del Beato Angelo, convinti che ciò rappresenti un’occasione irripetibile per il rilancio del nosocomio cittadino.
Altra parte in causa sono gli operatori sanitari, che lavorano all’interno dei reparti direttamente interessati da questa novella di cui ci piacerebbe conoscere opinioni e pareri – ad onor del vero sui social, qualche improvvida uscita su facebook c’è stata da parte di qualche professionista dell’area medica che minaccia di stilare liste di proscrizione, facendo nomi e cognomi di quanti si ponessero in maniera critica rispetto a tale progetto, uscita che francamente stupisce e non poco! –.
Sullo sfondo, interessata (eccome !!) la cittadinanza, sinora per nulla coinvolta e relegata al ruolo di mera spettatrice, non adeguatamente informata ed alla quale ancora non è stato chiarito su che binario si stia indirizzando l’ospedale.
Fermo restando che la nostra posizione in un’ottica di chiara e trasparente comunicazione possa essere favorevole alla questione posta, per garantire ai cittadini tutte le opportunità che vanno in direzione del diritto alla salute, allo stato ci piacerebbe, però, dirimere alcuni dubbi che serpeggiano tra la gente e sui social.
Ci preme, in sostanza, sapere se quello previsto dall’amministrazione e dalla Direzione Sanitaria sia un reparto pronto ad ospitare pazienti clinicamente guariti dal Covid (ma non ancora guariti da un punto di vista microbiologico, molecolare e antigenico) o se si tratterà, invece, di un reparto in grado di garantire assistenza anche ai pazienti cosiddetti paucisintiomatici, ovvero pazienti positivi ma con sintomi lievi.
Se il tutto si limitasse al primo aspetto, non ce ne voglia nessuno, e senza problemi ad essere inseriti nelle liste di proscrizione che verranno stilate, si tratterebbe in buona sostanza di un Covid Hotel, o comunque lo si voglia chiamare.
A questo punto ci chiediamo: ha senso sacrificare il reparto di Chirurgia del nostro ospedale, con tutti i servizi ambulatoriali annessi e connessi?
Su tale delicata e centrale questione, infatti, sembra che aldilà di tutti i proclami sia l’amministrazione che la Direzione Sanitaria non abbiano fatto abbastanza chiarezza: che fine farà il reparto di chirurgia ? Tutta l’utenza che avrà bisogno di quelle prestazioni dove verrà dirottata? Apprendiamo da notizie ufficiose dell’ultima ora che ne sia stata disposta la chiusura !?!
Inoltre, i pazienti di Acri con sintomi lievi e iniziali manifestazioni di malattia potranno essere curati ad Acri o saranno comunque costretti ad andare altrove?
Ci saranno i tanto reclamizzati posti di sub-intensiva o ci si limiterà solo ad ospitare pazienti a bassa intensità? In assenza di altri presidi, come quelli appena citati, Acri verrebbe utilizzato per “parcheggiare” (ci si passi il termine poco nobile ma efficace da un punto di vista pratico) pazienti ancora positivi, che non abbisognerebbero di cure particolari, in attesa che si negativizzino e quindi di dimissioni.
Chi sarà a gestire il reparto? Com’è noto, le figure professionali più adatte sono infettivologi, anestesisti, pneumologi. E’ stato previsto un organico di questo tipo o ci si affiderà a figure professionali poco qualificate nello specifico?
Altro quesito di non poca rilevanza: un reparto Covid svincolato da una radiologia funzionante sarebbe un controsenso, si tratta infatti di pazienti che hanno bisogno di una diagnostica per immagini e non ci si potrà certo affidare a un servizio che funzioni a singhiozzo.
Ultimo interrogativo: una volta terminata l’emergenza Covid, che cosa resterà ad Acri in termini di potenziamento dei servizi e delle prestazioni?
Se il tutto si limiterà alla fornitura di un servizio alberghiero per pazienti in via di dimissione, temiamo che resterà ben poco, con la nefasta conseguenza della chiusura del reparto chirurgia che inevitabilmente decreterà la fine del nostro ospedale !!
Questa (ipotetica) opportunità deve essere il pretesto per pretendere la riattivazione di servizi e figure professionali come quelli citati se vogliamo evitare di essere sbeffeggiati per l’ennesima volta.
Rivolgiamo pertanto l’invito ad amministratori, operatori del settore e cittadini, senza voler essere catastrofisti, a tenere ben aperti gli occhi comprendendo e facendo capire che cosa si sta realmente proponendo ad Acri e se questo si tradurrà domani in un ritorno per la collettività che, aldilà delle posizioni di ognuno, è l’unico obiettivo che deve essere preminente e prevalente a qualsivoglia altro scopo.
Attendiamo con ansia risposte illuminate dagli attori protagonisti di questa nebulosa vicenda!

PUBBLICATO 30/11/2020 | © Riproduzione Riservata





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