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Da dove tanta barbarie?

Foto © Acri In Rete
Vincenzo Rizzuto
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E come potevamo noi cantare/ con il piede straniero sopra il cuore, / tra i morti abbandonati nelle piazze…?’
Così scriveva Salvatore Quasimodo nella dolente lirica: ‘Alle fronde dei salici’ a ridosso dell’immane tragedia della guerra, per dire che di fronte al dolore estremo della strage anche il poeta tace, si ritira muto nel suo dolore perché non ha la forza né la sfacciataggine di infrangere e turbare l’immenso e sacro silenzio della morte.
E allora ci si chiede, sbigottiti, come sia possibile che oggi, mentre in tutto il mondo infuria il male, il dolore della sofferenza e della morte che non risparmia nessuno; mentre da ogni parte l’uomo cade vittima di un nemico subdolo e inafferrabile come questa pestilenza, che in modo ancestrale evoca le storiche sventure di sempre di una umanità smarrita; mentre con quel poco di divino, cui partecipa la creatura umana con la sua ‘ratio’, si tenta di trovare rimedio al morbo diabolico; mentre teorie infinite di poveri fratelli si incontrano per le strade dirette al nulla eterno e accompagnate ormai soltanto dal lamento muto di chi è sopravvissuto, si assiste alla barbarie di pochi scalmanati che schiamazzano perché hanno ‘…il cerebro pieno di scurrili indigeste dicerie’, come recita il verso omerico quando ammonisce il ‘vile’ Tersite.
Costoro, infatti, invece di osservare il religioso silenzio di fronte all’ecatombe che da ogni parte ci circonda, disturbano la quiete dei nostri cari defunti, offendono la nostra coscienza, ci feriscono con la loro rozzezza di ‘barbari’ invocando a gran voce sguaiata e fastidiosa festini e baccanali, cercando di fare anche del ‘Natale’ un’orgia invece che una pausa di composta riflessione sulla scomparsa di tanti fratelli che ci hanno lasciato senza nemmeno il conforto di un ultimo saluto, lasciandoci più soli e più smarriti sul cuore della terra. Costoro, che non conoscono la ‘pietas’, sono davvero esecrabili figli degeneri, che vivono solo di pancia, e come negazionisti non si avvedono nemmeno della pochezza della loro umanità: sono poveri diavoli in balia dell’ignoranza più profonda.
Ma quello che forse offende ancora di più il sentimento del dolore corale che imperversa ovunque non è tanto la grettezza e ignoranza di questi pochi ‘gaglioffi’, ma la tracotanza di tanta parte della ideologia accecante di una destra illiberale che, sotto le mentite spoglie di ‘patrioti’ salvatori della patria, addormentano le coscienze portando troppo spesso avanti pericolosi atteggiamenti di diniego della stessa morte e di ogni politica di serio contrasto alla pestilenza che ci minaccia, in nome di non ben definite esigenze economiche, come se l’economia e la finanza potessero sopravvivere con la morte dell’uomo che né è il soggetto.
Tutto questo rappresenta un pericolo forse ancora maggiore dello stesso coronavirus, perché tende a scardinare la tenuta sociale non solo a livello nazionale ma mondiale, visto che mina ogni fiducia nella scienza, nel sapere, che è l’unica arma che l’uomo ha per sconfiggere il male connaturato da sempre alla sua esistenza.

PUBBLICATO 26/11/2020 | © Riproduzione Riservata





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