I poteri dell’Eros. Sesso e religione. Seconda parte
Gaia Bafaro
Esiste una connessione tra religione e sesso. Molte divinità venivano raffigurate con il fallo eretto, come Priapo divinità romana da cui deriverebbe la malattia detta “ Priapismo”.
Più il Dio è potente e più è virile , Zeus è seduttore libidinoso e le sue conquiste attestano la sua potenza; Gli Induisti veneravano grandi falli nei templi in onore a Shiva per favorire la fertilità delle donne, i Greci celebravano le “falloforie” che erano processioni con grandi falli per incrementare i raccolti. I “Baccanali” in onore a Dioniso, erano riti orgiastici per agevolare la semina e la raccolta delle messi, si trattava di un culto misterico inizialmente destinato alle sole donne le “baccanti” che erano vestite di pelli di animali e avevano il capo ricoperto da edera, quercia o abete e si aggiravano per monti e foreste agitando il Tirso bastone magico che può ricollegarsi al Fallo. Durante i riti in onore di Dioniso, pratiche sessuali quali la sodomia e altre violenze sessuali erano attuate soprattutto sui neofiti. S i ricordino in ambito romano anche i Lupercali in onore del Dio Fauno. Gli antichi romani vivevano il sesso in modo molto libero, era un regalo degli Dei da assaporare sino in fondo. Da una moglie ci si aspettava un comportamento esemplare e distaccato mentre il piacere sensuale veniva cercato da entrambi con concubine o amanti, le donne romane non scioglievano mai i capelli durante l’atto sessuale e soprattutto le prostitute non toglievano i gioielli; Ovidio consigliava alle donne posizioni diverse per piacere di più o nascondere difetti fisici: “Se la ragazza è di bell’aspetto faccia l’amore guardando in faccia l’amante, se ha la pancia con le rughe si metta a cavallo del suo patner mostrandogli la schiena, se ha delle belle spalle assuma una posizione che mostri le spalle”, inoltre il poeta consigliava alle donne di fingere a letto per compiacere l’uomo e abbreviare i tempi del sesso . Ma una delle posizioni più utilizzate è quella della Venus pendula o “donna a cavallo”, tipica delle amanti, le cortigiane o le prostitute poiché la donna muovendosi da piacere all’uomo e comanda. L’uomo romano era bisessuale ma era vista male l’omosessualità femminile, il sesso di gruppo veniva chiamato symplegmata ed era a tre di solito, due uomini e una donna; Il sesso orale era molto praticato dalle donne mentre soddisfare oralmente una donna era considerato un grosso tabù. Vi è poi, per quanto riguarda le divinità femminili, l’opposizione tra le dee caste e quelle della lussuria. La castità rappresenta il dominio dei sensi ,la sublimazione del corpo e l’abbandono ai principi di ordine superiore, emblema della forza interiore e del controllo di sé. Tra le dee greche ricordiamo Artemide e Atena che mostrano la loro crudeltà quando la loro castità viene minacciata, è la prova della forza al di sopra di ogni forma di tentazione. Molti sacerdoti si eviravano come quelli romani della dea Cibele. Tra le dee legate all’abbandono dei sensi, gli amori clandestini e l’aspetto oscuro della psiche spicca Lilith o luna nera. Le teorie gnostiche affermano che il mondo venne creato mediante un atto d’amore: l’Assoluto, in un immenso coito cosmico generò il Pensiero, ed il Dio Uno divenne la splendida dualità, prima coppia di amanti perfetti, la sizygia (unione) voluttuosa il cui intenso desiderio avrebbe fatto nascere la materia. Inoltre, l’Amore presiede all’intera creazione e l’atto sessuale, compiuto in una selvaggia stretta da ogni coppia umana o animale, non è altro che la replica di quello che ci generò nel Tempo primordiale. Così Esiodo afferma nella Cosmogonia che l’Amore è il Padre degli Dei e degli uomini. L’Antichità intera deifica l’Amore, il sesso è all’origine di tutte le cerimonie cultuali, così com’è alla base di tutte le cosmogenesi. La Grande Dea, è la donna trionfante e dispensatrice di gioia in virtù del suo fascino e della sua grazia. La passione è sacra, e l’atto propagatore della specie mediante il piacere dei sensi, è un atto religioso, oggetto di severe iniziazioni. Invece, una parte ristretta della sessualità la si scorge nella tradizione giudaico-cristiana, limitata alla procreazione e concependo le pulsioni del desiderio come inferiori; La Bibbia giudaica versa un grave biasimo sul sesso, all’inizio della Genesi, Adamo ed Eva passeggiano nel Paradiso Terrestre ignorando completamente il fatto fascinoso di essere nudi, i primi progenitori non conobbero la gioia di amare, fin quando Lucifero, sotto forma di serpente tentò Eva impartendogli i più sublimi insegnamenti col farla consapevole della sua femminilità. Una vecchia leggenda rabbinica ci assicura che per un lungo periodo Eva fu l’amante affascinata dell’angelo Samael, mentre Adamo gustava i piaceri della carne al fianco della bella ed oscura Lilith. Questi amori ci offrono la chiave dei diversi temperamenti, poiché l’umanità deriva da una triplice unione primordiale: Adamo ed Eva, Adamo e Lilith, Eva e Samael. Il primo Inferno della storia umana è legato all’Eden primordiale, dove l’albero conficcato nella terra simboleggia la penetrazione fallica nel buco-vagina e la discesa dell’occhio intellettivo nei misteri di Dio e dell’esistenza e rappresenta lo stesso inferno in ambiguità una parte rilevata e una occulta, funzionale della gnoseologia del bene e del male, generativa Eros e Thanatos. La materialità stessa dell’albero è bifronte poiché il rigido ramo si trasforma in flessibile, viscido serpente che nel suo scorrimento si fa tentazione concreta di maschio-femmina. In alcune cerimonie, la Chiesa si sforza di unire il fallo alla kteis (eiaculazione femminile) : tutte le domeniche prima della messa solenne ha luogo l’aspersione dei fedeli. Il celebrante intona uno dei più celebri salmi della liturgia: “Asperge me Domine”; e mentre il canto continua: “hyssopo, et mundabor: lavabis me, et super nivem dealbabor”, il celebrante seguito dal diacono, scende verso gli astanti e asperge i fedeli, dopo avere immerso l’aspersorio (fallo) nel vaso (kteis) dal cui fondo raccoglie per diffonderla a pioggia, la rugiada purificatrice. La benedizione dell’acqua ha luogo tutti gli anni di Sabato Santo; tale cerimonia è significativa: dopo aver toccato l’acqua con la mano e soffiatoci sopra tre volte, il sacerdote immerge per tre volte, imitando il movimento del coito, il cero pasquale (fallo) nelle fonti (kteis) cantando: “Che la virtù dello Spirito Santo discenda in ogni profondità di queste fonti”. Poi soffia ancora per tre volte sull’acqua, tracciando il segno del “Pi”, lettera greca la cui forma imita il congiungimento dei due sessi, proseguendo poi il canto: “E feconda tutta la sostanza di quest’acqua per la rigenerazione”. Lo scopo di ogni religione è quella di unire i partecipanti in una comunione dei sensi di una magia liturgica che aleggia nell’aria. Continua... |
PUBBLICATO 24/11/2020 | © Riproduzione Riservata
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