Fantasmi di Calabria
Gaia Bafaro
Da sempre l’uomo cerca di fornire una risposta alla domanda: “Cosa c’è dopo la morte?” Ha tentato di trovare spiegazioni attraverso le religioni o la filosofia.
Ha iniziato a parlare di anima, ovvero quella parte spirituale capace di sopravvivere al corpo, di reincarnarsi, scontare pene o divenire beata e poi è sempre stato spaventato da quegli spiriti inquieti che vagano sulla terra, bloccati in abitazioni o luoghi : i fantasmi. Spesso, quest’ultimi sono coloro che sono stati strappati alla vita in modo violento e che non erano pronti per lasciare i propri affetti. Qui di seguito potrete leggere solo una parte delle testimonianze che ho raccolto sull’argomento, la veridicità dei fatti di certo non è provabile ma negli occhi di chi si è accinto a narrare questi episodi, la visione è ancora vivida e infonde commozione e paura. Spero che gli scettici non me ne vorranno e che reputeranno queste mie parole come utili informazioni sulle tradizioni popolari e su quel tabù della morte che è nato con l’uomo stesso sin dagli albori della civiltà. Buona lettura. La ragazza Angelo sulla strada Statale 107 Silana Crotonese. L’intervista è stata fatta ad un ragazzo di Crotone. “Era una calda notte del 7 luglio 2013, stavo rientrando dopo un concerto che si era tenuto in un locale di Cosenza. Non era tardissimo, saranno state le 23 circa quando decisi di tornare a casa, la strada delle Sila la percorrevo spesso quel periodo, dato che ero uno studente pendolare, ero molto stanco e volevo solo sdraiarmi al più presto per dormire. Il cielo era stellato, limpido, gli alberi si ergevano come se desiderassero tendere i loro rami per toccare gli astri cosicché potessero assaporare per un attimo la loro fredda eternità. Correvo, il piede premeva sull’acceleratore in modo automatico, potevo sentire il vento freddo entrare dal finestrino spalancato e darmi sollievo dopo quelle ore di calura cittadina, poi all’improvviso la vidi: una nuvola di nebbia con fattezza umane, proprio lì sulla strada, frenai di botto ma non riuscii ad evitare di attraversarla dato l’eccessiva velocità. Subito iniziarono le stranezze : avevo freddo, così tanto freddo da poter vedere il mio respiro congelato, dovetti accendere il riscaldamento e avvertii la sensazione di dover rallentare, sapevo che non avrei dovuto correre. Confesso di non aver guardato nello specchietto retrovisore per timore di scorgervi qualcuno, ho proseguito dritto verso casa, in silenzio, guidando con prudenza,con una sensazione di aver dato un passaggio ad uno strano essere. Appena arrivai a Crotone tornò tutto alla normalità, faceva caldissimo, umido come sempre, iniziai a percepire l’appiccicume sulla pelle e poi mi venne in mente un’immagine. Qualche tempo prima, proprio nel punto dove avevo incontrato la nuvola bianca,mi ero fermato a bere presso una fontana e lì vicino vi era la statua di un angelo, mi avvicinai spinto dalla curiosità e vidi la foto di una bella ragazza. Era morta su quella via, non conoscevo la storia o il motivo ma mi colse la tristezza e pregai per la sua giovane età stroncata. Forse, era stata proprio lei il mio angelo quella notte. Mi salvò per evitare che facessi un incidente,magari mi evitò la sua stessa sorte, ad oggi non so chi fosse, ignoro persino il nome ma la sua immagine rimarrà per sempre nel mio cuore.” Il coro angelico. A parlare è un uomo che si era recato in Calabria per affari, l’abitazione della vicenda si trova in una campagna Rossanese. “Ero arrivato in Calabria per motivi di lavoro e dovevo rimanervi per un periodo abbastanza lungo. Così mi misi alla ricerca di un’abitazione in affitto che presentasse un prezzo modico, la trovai in una campagna del Rossanese, un po' lontana dalla mia zona di interesse ma la scelsi per la cifra estremamente conveniente. Era addirittura un’intera palazzina, sita in un oliveto, immersa nel verde, con posto auto,insomma sembrava perfetta. All’interno mobili antichi e una stanza particolarmente bella affrescata con graziosi puttini dotati di vari strumenti musicali, il proprietario era un tipo di poche parole ma estremamente gentile, mi diede le chiavi ed andai a lavoro. Sul far della sera, tornai nell’abitazione e,dopo una cena veloce, trascorsi l’intera serata a fare un giro di telefonate lavorative. Si fece tardi, mezzanotte, quando mi apprestai ad andare a letto. Mi addormentai pesantemente poiché trovai il mio cuscino bagnato di saliva, poi sentii un suono celestiale. Come un matto cercai dappertutto. Andai persino fuori a controllare se avessi distrattamente lasciato la radio accesa ma nulla. Solo il canto dei grilli. Ritornai in casa, la televisione , il pc e il cellulare erano spenti eppure la musica continuava. Non c’erano vicini, ero solo, allora aprii la porta della stanza con gli Angioletti e vi giuro che cantavano, le immagini erano ferme, statiche eppure producevano suono, fui preso dal terrore e corsi in auto per andare a dormire in un Bed and breakfast lì vicino. Restituii le chiavi al proprietario il giorno dopo, mi ero giustificato dicendo che ero stato richiamato nel Lazio. Ad oggi, qualche notte mi sveglio, mi pare ancora di sentire quella musica celestiale risuonare nella mente.” “Una dama in fuga”. La seguente storia è accaduta a delle studentesse universitarie in contrada Rocchi presso Arcavacata di Rende. Era il 1 maggio 2015 ed io e la mia coinquilina eravamo rimaste in casa a studiare, nonostante tutti i nostri colleghi fossero andati a festeggiare. Una giornata lenta e noiosa, le pagine venivano sfogliate monotonamente contrariamente a tutti i buoni propositi, ogni tanto (anzi spesso), ci si prendeva una pausa: caffè, sigaretta, face book e una tesi a metà aspettava di essere completata. Deve essere veramente una cosa terribile sentirsi incompleti, povera tesi! Ma quello non era di sicuro il giorno migliore per essere scritta. Arrivò la sera, la luna si mostrava timidamente velata dal rosso del tramonto, le montagne indossavano i loro gioielli luminosi (cioè le luci della città) che le rendevano ancora più belle. La nostra casetta si trovava su due piani, io ero al piano di sotto e la mia coinquilina, attraverso la scala a chiocciola di legno era salita al piano superiore per lavare i denti prima di dormire. Mi trovavo in cucina a sistemare le pentole della cena. All’improvviso la vidi: Una donna vestita con abiti eleganti del primo 900, fuggiva attraverso il soggiorno di casa e spari nella parete, credevo di essermi sbagliata, lo stress si sa gioca brutti scherzi ma poi avvertii un urlo della mia compagna che scese di corsa ad abbracciarmi terrorizzata, l’aveva vista pure lei. Dopo un quarto d’ora, eravamo ancora insieme ad ironizzare sul fatto che, probabilmente, i vicini (altri studenti) avessero mandato il fumo delle loro canne del primo maggio in casa nostra ma poi, sbalordite, incredule, restammo a bocca aperta quando dopo un quarto d’ora sempre nel soggiorno passò un uomo con tuba e bastone, elegantissimo che sembrava rincorrere o cercare la donna di prima. Io e la mia amica ci guardammo, salimmo al piano di sopra e dormimmo insieme. Non aggiungemmo altro, non ne parlammo più, il mattino dopo era tutto dimenticato e quelle ombre, non sapremo mai chi fossero, non tornarono più a farci visita e noi non riuscimmo a dare un senso a quell’accaduto.” (Il materiale dell’articolo è di mia proprietà intellettuale è severamente vietata la riproduzione totale o parziale senza il mio consenso). |
PUBBLICATO 02/11/2020 | © Riproduzione Riservata
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