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Gaia, come stai ?

Foto © Acri In Rete
Padre Leonardo Petrone
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Non bene! Mi manca l’ossigeno, i parassiti mi rodono le ossa e attentano alla vita.
E Tu, non perdere tempo, esci dalla città ammorbata, immergiti nel mio residuo verde, se vuoi finire meglio i tuoi giorni su Gaia.
La motosega mi lascia nuda, il fuoco mi rende indecente.
Solo se il rispetto tornerà a sorgere come il sole, il deserto rinverdirà
”.
La cultura e il progresso non prendono ossigeno e forza dal barile di petrolio e dalle carcasse di macchine, ma dalla natura, da noi brutalmente trattata.
L’incanto della natura fa sbocciare le gemme dei succosi frutti.
Dentro la natura c’è fertilità, e lei non distribuisce pillole sintetiche, distribuisce vita che insieme al sole fa germogliare tutto.
Siamo noi i meritevoli di condanna, con accanimento disturbiamo l’equilibrio del creato e impoveriamo il suolo di Madre Terra.
Troppo spesso ci comportiamo da tempesta monsonica.
Attenzione! Andiamo in giro con la morte a fianco: l’aria che respiriamo è avvelenata.
Il diaframma ecologico è stato abbattuto: molti alberi che silenziosamente producevano il sacro ossigeno sono scomparsi, molte specie di uccelli che pulivano l’aria non si vedono più, molti animali e animaletti che regolavano l’equilibrio, parimenti scomparsi. Sul Pianeta Terra ci sono sempre guerre, ma nessuna travolgente come quelle del 1900, nessuna ha creato vuoti come quella del 40 -45. Oggi la popolazione è ricresciuta e la fame si presenta in vestito nero e con aspetto terrificante. Per riempire il suo stomaco bisogna aumentare gli spazi produttivi, in pratica: distruggere.
Una visione, limitata, ma molto chiara l’ho avuta alcuni anni fa in Tchad visitando un “campo profughi”. 15.000 rifugiati, ero il solo a comunicare nella loro lingua.
I soccorsi alimentari venivano distribuiti una volta al mese ed erano veramente scarsi: 1 litro di olio di cotone, una couvette di farina di mais americano, un kg di piselli secchi italiani, 5 scatolette di carne, un pezzo di sapone. Andai a sedermi su un termitaio, la situazione mi ha spremuto “furtive lagrime” causate principalmente da due cosette: una ragazzetta di anni 12 con un bambino di 8 mesi, l’altra cosetta: per un raggio di 15 km non c’era più un albero.
Prima di delineare il pauroso problema che da quasi un anno affligge i Continenti ed invia strane preghiere verso l’alto (eccone una: “Signore, come fai a dormire tranquillo mentre ci punisci con un disastro?
Metti termine e cambia la tua ira in sorriso
).
Un’utile parentesi mitologica: Gaia è un nome che riempie la bocca, suscita echi lontani, lascia gioia nel cuore, è il primitivo nome della Terra in Grecia, a Roma si preferiva “Tellus Mater” Terra Madre: sulla Terra lo spazio per muoverci, dalla Terra il necessario per vivere e crescere.
Esiodo, nella sua Theogonia, vede Gaia come “Terra che sorride”.
A Roma Tellus Mater faceva godere le “Feriae sementivae” (feste dopo la semina). Tellus era il Dio del vecchio (morte) e del nuovo (nozze)..
La bella Gaia, innamorata di Saturno, oggi è gravemente malata, un malvagio virus la percorre , un virus che non mostra stanchezza, se un giorno decide di scomparire, lascia il più esteso campo di battaglia. Il Diavolo in persona si è assunto il compito di accendere focolari dovunque l’uomo si muove. Povera Gaia, “anima del Tutto Buono, che da vita all’uomo, unico tra gli esseri ad essere cattivo, da campo di battaglia è mutata in immenso cimitero che in poco spazio deve accogliere molti. Se virus non si ferma i guanti devono essere di amianto.
Su Gaia c’è ancora del verde e la vita non è spenta, ma non sottovalutare i batteri che la abitano.
I batteri sono perfetti – avidi – ciechi ma sanno propagarsi alla perfezione. Guardiamoci veramente intorno: il mare subisce ingiustizia, ingiustizia subisce il sacro suolo, ingiustizia l’ambiente verde, ingiustizia la montagna.
Se l’uomo non rispolvera il “dovuto rispetto” Gaia resterà vestita di lutto."
Termino con un altro versetto del Salmo 139,14: “Io ti rendo grazie, Signore, hai fatto di me una meraviglia stupenda, meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia”.
Molto chiara e forte la riflessione di Benedetto xvì: ”i deserti si moltiplicano nel mondo perché i tesori della Terra sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione”, Terra – Mare – Uomo sono contaminati e la litania dei nefasti consumi si dilunga sempre più.
Candidati a finire i nostri giorni nel pianto e nel lutto.
Seriamente: voltare la pagina del passato, aprirsi a un nuovo giorno.

PUBBLICATO 08/10/2020 | © Riproduzione Riservata





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