L’ultimo romanzo di Peppino Gallo
Redazione
Si intitola “Bufera a Poggiomarasco”, l’ultimo romanzo di Peppino Gallo. Nella recensione così scrive Anita Malagrinò Mustica; “già dalle prime pagine si viene letteralmente ipnotizzati da uno stile innovativo, capace di catturare il lettore e trattenerlo, per l’intera durata della narrazione, in uno stato di continua e incessante meraviglia, alla scoperta di un mondo inquieto e tormentato, traboccante intrighi, passioni e delitti irrisolti. Una scrittura lineare, che tradisce un ampio repertorio di modelli letterari, che si fanno largo nell’orditura sinuosa ed equilibrata della trama, costruisce, parola dopo parola, la complessa psicologia dei personaggi, incastonati nella realtà di Poggiomarasco, cittadina immaginaria adagiata sui pendii della Sila Greca, nella Calabria di inizio XX secolo. L’autore, attraverso gli occhi di Vittoria Palmisano, principale protagonista femminile del romanzo, presenta, in un delicato affresco, suggestivo e variegato, il paesaggio bucolico ed idillico in cui sono immerse le terre delle famiglie dei grandi proprietari terrieri della zona. La disarmante bellezza della terra calabra, incuneata tra monti e mare, piega, con la sua festosa esplosione di colori primaverili, il pensiero raziocinante di Vittoria, vera colonna portante della famiglia Palmisano, sempre intenta a far fruttare lucrosamente le sue proprietà e ad occuparsi amorevolmente del nipotino Daniele, figlio della sorella defunta e di Renato Floris. Renato, personaggio sensibile e politicamente schierato dalla parte dei più bisognosi, estraneo al cinismo dei ricchi possidenti, è totalmente asservito alle esigenze della comunità, battendosi contro le ingiustizie e impegnandosi nel miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, schiava di un’arretratezza imposta dalla nobiltà terriera del paese. Peppino Gallo, in una precisa e dettagliata analisi, che lascia trapelare una profonda ricerca storica, comprovata dai dati che emergono dalla lettura dell’opera, accompagna il lettore e lo conduce alla comprensione di determinati fenomeni di carattere storico-sociale. Alla brillante descrizione della mentalità e delle usanze dell’aristocrazia di Poggiomarasco, fa da contraltare la realistica presentazione della comunità dei mezzadri, vittima dei soprusi dei potenti, ma animata da un enorme desiderio di riscatto sociale. A tal proposito, vengono riservate diverse pagine alla chimera del Sogno americano e al marasma delle speranze e delle aspettative che portarono migliaia di italiani a cercare oltreoceano l’inizio di una nuova vita. Poggiomarasco, che, il lettore se ne avvedrà, ha ben poco di fantasioso, oltre al nome, diviene teatro di passioni travolgenti e sentimenti contrastanti, capaci di scombussolare il clima della cittadina e innescare una serie di stravolgimenti, sempre legati ai cambiamenti storico-politici del luogo. È lampante anche l’intento, da parte dell’autore, di evidenziare l’arretratezza economica della Calabria e di tutto il Meridione nei decenni immediatamente successivi all’Unità d’Italia. Una terra di confine, di frontiera, colonia lasciata in mano ai signorotti, ai baroni e ai conti che sedevano nel neonato Parlamento. Uno stato satellite da dover depredare, in combutta con l’aristocrazia locale. Un territorio occupato da tenere a bada, come un cane al guinzaglio. L’arco cronologico della narrazione interessa un periodo compreso tra il 1911 e il 1920. Si passano in rassegna anni cruciali per la Penisola, che approdano al primo dopoguerra e presagiscono l’ombra della minaccia fascista. La prima guerra mondiale irrompe prepotentemente persino nelle campagne silane, strappando giovani uomini alle famiglie, già costrette a vivere di stenti. La violenza della Storia falcia, futilmente, innumerevoli vite umane, condannando, ulteriormente, una realtà disperata. Rivolte contadine, uccisioni, scontri tra fazioni non fanno che conferire al testo un tono più marcatamente patetico e drammatico. Ogni personaggio, inoltre, in una carrellata vorticosa e spasmodica, offre il suo punto di vista, osserva la vicenda dalla propria angolazione. È proprio grazie a questa abilità narrativa che si vivono autenticamente le vicende dei protagonisti, in una climax ascendente di grande efficacia. Alla burrascosa convivenza tra Vittoria e Rodolfo, si intrecciano le incomprensioni e i litigi tra Vittoria e Renato per il piccolo Daniele. La relazione tra Renato e Beatrice, poi, trova un gigantesco ostacolo nella figura del notaio Cosimo De Vilis, spietato personaggio e responsabile di crimini efferati, perpetrati ai danni dei più umili con inquietante acribia e determinazione. I personaggi, oltre a dar mostra del loro carattere nel disvelamento della vicenda, subiscono la lettura introspettiva da parte dell’autore, capace di scandagliare l’animo dei protagonisti e dei personaggi secondari con una profonda e accurata osservazione. Il ritmo cadenzato del romanzo storico, però, cede improvvisamente il passo al registro narrativo del giallo, proprio quando la vicenda sembra star giungendo al termine. I colpi di scena, infatti, non sono rari nel libro e contribuiscono a rendere più eccitante ed accattivante una lettura già ampiamente sollecitata dalla materia trattata. Un delitto inaspettato e finemente macchinato chiamerà a raccolta, nei capitoli finali, le capacità investigative dei lettori. Un romanzo storico ricco di spunti di riflessione e dati che non appesantiscono la trama e non privano di fascino e curiosità la vicenda narrata, nonostante la loro abbondanza. L’autore acrese, del resto, non ha tradito neanche stavolta il suo stile personalissimo e continuamente spiazzante.” Gallo ha già pubblicato “La pineta incantata”, “Le anime del Sud”. Finalista al Premio Internazionale Letterario Jacques Prévert 2005, col romanzo “Il veliero sul fiume”.
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PUBBLICATO 13/08/2020 | © Riproduzione Riservata
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