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Paolo Borsellino, per non dimenticare

Foto © Acri In Rete
Simona Cozzetto
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Il 19 Luglio per tanti potrebbe essere una data insolita, o addirittura ordinaria, ma per chi ha memoria e non vuole dimenticare, ricorderà di sicuro l'assassinio di Paolo Borsellino, grandissimo 'Magistrato' italiano, vittima di Cosa nostra nella strage di via D'Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi( prima donna a far parte di una scorta e prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Assieme a Giovanni Falcone, collega e amico fino alla morte, Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale. Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista Micro Mega, cosi come in un'intervista televisiva con Lamberto Sposini, Borsellino aveva parlato della sua condizione di "condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate. Antonino Caponnetto, che subito dopo la strage aveva detto, sconfortato, "Tutto è finito...", intervistato anni dopo da Gianni Mina' ricordò che " Paolo aveva chiesto alla questura -già venti giorni prima dell'attentato- di disporre la rimozione dei veicoli nella zona antistante l'abitazione della madre. Ma la domanda era rimasta inevasa. Ancora oggi aspetto di sapere chi fosse il funzionario responsabile della sicurezza di Paolo, se si sia proceduto disciplinarmente nei suoi confronti e con quali conseguenze". Riguardo l'ultima intervista concessa dal magistrato italiano, nel numero dell'Espresso dell'8 Aprile 1994 fu pubblicata una versione più estesa dell'intervista. L'intervista, e i tagli relativi alla sua versione televisiva, furono citati anche dal tribunale di Palermo nella sentenza di condanna di Gaetano Cina' e Marcello Dell'Utri: <> Ad oggi, dopo aver fatto un breve racconto per ricordare le impronte lasciate da un Magistrato così imponente e importante, guardiamo il futuro come un specchio conoscitivo di tanti eventi lasciati alle spalle, ma molto attuali, aime', nei corridoi di tanti discorsi che andrebbero a conformare la Politica odierna. La mafia, oggi, non uccide fisicamente, ma con il silenzio, infiltrandosi senza singhiozzi nelle caverne oscure di tante scelte umane. Come disse un mio caro amico politico, riprendendo una frase di Paolo Borsellino: "Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo". Se il silenzio e la mafia fanno il loro decorso, allora, la morte di Paolo Borsellino, Falcone o tanti altri non sono servite a niente. Sono morti ammazzati trucidati inutilmente, per tutti quegli incoscienti che ancora oggi non sanno scegliere o decidere cosa è giusto o cosa è sbagliato per un Paese, una Città, un popolo che merita scelte sensate e fatte con il solo scopo di far emergere il vero dal marcio. La mafia filtra silenziosamente tra i cervelli di coloro che non sanno usare la 'Cultura ' come unica arma ammicchevole e giuridica per portare avanti ogni scelta consona e sana per il proprio territorio. No, non uccidiamo due o tre volte, coloro che sono morti per salvarci da tutto questo. La salvaguardia del proprio territorio, sia a livello culturale che sociale, non può che altresì incoraggiare verso piccoli passi di ripristino realistico e non immaginario.

PUBBLICATO 23/07/2020 | © Riproduzione Riservata





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