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TARati

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
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Diciamoci la verità, a volte capita di ascoltare storie che fanno storcere il naso, per quanto appaiono inverosimili.
Tuttavia, per non deludere le aspettative dell’interlocutore a volte ti ritrovi a fare buon viso a cattivo gioco, annuendo più per quieto vivere che per convinzione. Ci sono poi invece vicende, come quella ascoltata in nell’ultimo Consiglio Comunale, che hanno del grottesco al punto che, se non provenissero una fonte istituzionale come lo stesso Consiglio, si farebbe fatica a credere che siano vere.
U fatto è questo, statemi a sentire”, avrebbe detto Totò se fosse stato lui a raccontare questa storia.
Il Comune di Acri ha indetto una “manifestazione d’interesse” per stilare poi una “long List” di professionisti da utilizzare nella realizzazione di un PON di durata triennale.
Per valutare i requisiti degli aspiranti aventi diritto, l’Amministrazione si è rivolta nientemeno che all’Università della Calabria. La stessa ha quindi nominato tre docenti per formare la commissione di esperti esaminatori. E fin qui nulla quaestio. Ma è adesso che viene il bello (si fa per dire!).
La commissione, esaminati i curricula degli aspiranti, decide di escluderne oltre 90, molti di questi se non tutti, per mancanza di titoli.
Caspita, sembrano davvero tanti! Tuttavia, ad esaminare i documenti sono stati dei professionisti, mica dei degustatori di pizze e fichi! Quindi, per forza tutto deve essere corretto!
Epperò, una candidata esclusa per difetto di titoli ritiene che nel suo caso gli esperti abbiano commesso un errore. Pertanto, come previsto in questi casi, propone un ricorso in autotutela notificandolo al comune di Acri. I tre luminari, esaminato il ricorso, ritengono di non doverlo accogliere, confermando dunque la mancanza dei requisiti. La candidata (capatosta!) però, sentendo di subire ingiustamente un torto, non si è perde d’animo e raccoglie altri elementi a sostegno delle proprie ragioni e, insieme ad un consulente legale, propone un secondo ricorso in autotutela. I tre saggi ritengono in questo caso che il ricorso sia inammissibile tanto più che si sono già espressi in merito, confermando di fatto l’esclusione dalla “long List” della candidata.
A questo punto, la legge consente alla candidata un’altra sola possibilità: proporre un ricorso al T.A.R. della Calabria. Attenzione! Questa non è una decisione che si può prendere a cuor leggero perché la strada che conduce al T.A.R. è onerosa, parecchio onerosa, può anche arrivare a costare fino a quattromila euro e anche oltre. Ora, immaginate, solo per un istante, che la protagonista di questa vicenda sia una vostra congiunta, e che in famiglia non si abbia la possibilità di spendere questa cifra, che si fa? Si resta certamente con pugno di mosche in mano! Del resto, come si dice: “senza soldi non si cantano neanche le Messe”, figuriamoci se si può “suonare” al T.A.R.!
Eppure, la protagonista di questa amara vicenda non demorde. Decide quindi di percorrere anche l’ultimo pezzo di strada, per quanto costoso. Notifica quindi in fatidico ricorso.
Non ci crederete, ma neanche il tempo che il fascicolo abbia il tempo di entrare nelle austere stanze del T.A.R. che avviene un miracolo!
I docenti dell’Università, come folgorati non sulla via di Damasco ma su quella di Catanzaro, si accorgono di averla combinata grossa e finalmente riconoscono di aver sbagliato.
Lo hanno fatto prima escludendo la professionista e (udite, udite!) successivamente nel non aver accolto per ben due volte i suoi ricorsi (Azz!!).
Non resta quindi per loro che affrettarsi a rettificare la gaffe.
Il funzionario del Comune, su input degli illuminati membri della commissione, si incarica quindi di comunicare all’interessata che sono state riconosciute le sue ragioni, e che di conseguenza è entrata a far parte della benedetta-maledetta “long List”.
Quindi, la stessa è ammessa a sostenere la prova orale. Alleluia!! Tutto finito dunque? Macché!
In una situazione come questa, normalmente si potrebbe immaginare che l’Amministrazione Comunale, che tra l’altro paga la Commissione per il suo operato con i proventi delle tasse dei cittadini, si schieri al fianco di una sua cittadina vedendo l’iter tortuoso ed economicamente oneroso ha dovuto affrontare per vedere riconosciuti i propri diritti.
Invece, non senza sorpresa, si apprende dai microfoni dell’Assise Comunale che l’Amministrazione ha già individuato un legale per costituirsi in giudizio d’innanzi al T.A.R.
A fare che? Mi chiedo da profano, considerato che all’interessata è già stato comunicato proprio dal Comune che aveva ragione fin dall’inizio?
Intanto, sono ulteriori spese legali che ovviamente saranno sostenute con i soldi della collettività. Quello che è certo però è che la ricorrente in questione, paradossalmente, si troverà a pagare due volte.
Se da una parte, infatti, pagherà con i propri soldi l’avvocato che la difende, dall’altra contribuirà a pagare, con le tasse che ella stessa versa come cittadina al nostro Comune, anche l’avvocato che le fa opposizione. Una beffa!
È bene ricordare che questa assurda vicenda avrebbe potuto capitare a chiunque di noi, avremmo avuto, in tal caso, voglia e possibilità di rivolgerci al T.A.R.?
Che si sappia, io sto dalla parte di chiunque venga beffato dai paradossi!

PUBBLICATO 17/07/2020 | © Riproduzione Riservata





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