Noi, contro gli stereotipi di genere
Angela Maria Spina
Per una docente, una delle più belle e importanti soddisfazioni professionali è l’interesse, la motivazione ed il coinvolgimento dei propri alunni; perché il lavoro di un insegnante in definitiva assomiglia per così dire molto da vicino, a quello della tessitrice, che cerca cioè di trovare i fili, di metterli al punto giusto, di costruire tele di conoscenze, reti di relazioni che tengono unite trama ed ordito, rendendo il senso comunitario del fare scuola per essere squadra e per cercare cioè di dare senso alle cose che s’apprendono e si conoscono; per comprendere il significato della realtà; e finanche provare a dare un senso a quelle molteplici cose che, spesso, troppo spesso, un senso esplicito, magari neanche sembrano averlo.
Nel cercare quei fili, tutte le volte, da docente mi sento guidata principalmente dall’idea di connettere esperienze, storie e vite, ma soprattutto conoscenze, che certamente sapranno rivelarsi utili per i miei ragazzi, proprio perché comunicanti con altre discipline e collocati in una perfetta sinergia, nel novero del giusto equilibrio delle cose naturali e complesse al tempo stesso, almeno quasi quanto l’apprendere ed il conoscere stesso. L’idea di sapere come quella del conoscere, oggi sono quanto mai difficili da perseguire, illuminare e far attecchire; ma è indubbio che costituiscano uno straordinario valore aggiunto proprio della scuola. Nella scuola attraverso adeguate esperienze didattiche i talenti ed le capacità di ciascuno dei nostri ragazzi, dovrebbero riuscire ad essere esaltati e curati opportunamente, col solo fine di far apprendere meglio e di più, anche come problematizzare le questioni ed i temi “difficili”. Questi presupposti si sono determinati nel corso di una oramai consolidata sperimentazione didattica conosciuta in questi anni con l’acronimo di P4C (Philosophy for Children) nell’I.C. “Pucciano” di Bisignano, che ha visto implementare lo studio della filosofia, anche nella secondaria superiore di I° nel corso di una interessante sperimentazione di Azione Ricerca di cui sono titolare e referente. A conclusione di quest’anno scolastico straordinario, gli alunni della classe P4C non potendo realizzare come consuetudine da diversi anni oramai, la tradizionale “Giornata dell’Uguaglianza e dell’Identità di Genere contro ogni forma di Violenza”, hanno rimodulato il loro percorso di apprendimento, dando corso esattamente nella parte finale dell’anno, ad un singolare iniziativa in DaD: la creazione di uno spot di promozione sociale “Noi controgli stereotipi di genere” nato sull’esigenza di voler approntare l’identità di genere prima che in altri luoghi, proprio a scuola, in quel periodo tanto complesso dell’adolescenza, nel quale risultano essere molteplici i fattori determinanti che concorrono a definire l’ identità di questi ragazzi, fuori delle stesse aspettative dominanti, nel presente, ma ancor più del loro futuro, esistenziale, affettivo e sociale che li afferma come Individui Persone. I nostri ragazzi non solo posseggono, ma elaborano complessivamente, la propria idea di identità di genere, soprattutto a scuola; ragione per cui l’istituzione scolastica ha condiviso la necessità di progettazione di “Nessuno Escluso” un’azione che ha inteso intercettare quel complesso bisogno di comprensione e approfondimento dei complessivi processi di crescita dei nostri studenti; per saperci giocare come scuola, quel ruolo cruciale, attraverso cui approcciare la prospettiva di genere all’interno delle loro vite e soprattutto nelle pratiche educative di consapevolezza, dei quali docenti ed alunni sono titolari e protagonisti. Anche attraverso questa rimodulazione di progettualità didattica è stato possibile fare educazione complessa, per studiare, comprendere e talvolta anche smontare modelli di genere, dominanti e comuni; per offrire a studenti e studentesse, strumenti teorici, pratici e relazionali, utili e quanto mai indispensabili per diventare gli ottimi uomini e donne che essi desiderano essere. Nell’articolata costellazione di prospettive sul tema, si è scelta, non a caso quella degli stereotipi, che è dunque servita al gruppo di alunni della P4C, non solo per comprendere cosa significasse “educarsi al genere” ma ancor più in quale modo saper cogliere adeguati spunti critici di riflessione, che come è noto articolano sin anche il vivace dibattito contemporaneo sul controverso tema, specie in rapporto ai "nuovi modelli comportamentali" dei/delle giovani d’oggi. D’altra parte come docente ho sempre messo in discussione le mie certezze, per cedere alle lusinghe d’innovativi strumenti di lavoro, che in quanto "professionista dell’educazione" mi impongono semplicemente di riuscire solo a stare al passo delle nuove necessità educative, ivi comprese quelle tecnologiche; che bussano con prepotenza alle nostre porte di attenti docenti. Ha potuto così prendere forma in questi lunghi mesi di didattica a distanza uno spot di pubblica utilità, nato con la finalità della condivisione e visualizzazione tra giovani; che i ragazzi hanno scelto di voler lanciare in rete, esattamente per rivendicare il loro spazio di presenza nel mondo, nell’articolata complessità della società contemporanea, con il fine di valorizzare attraverso un utile contributo, la meraviglia delle loro migliori convinzioni in fatto di parità ed uguaglianza. L’ idea è stata quella di voler concorrere a migliorare e qualificare il loro mondo attraverso la forza e la bellezza delle loro idee e convinzioni; sintesi coerente di un complesso ed articolato percorso, nel quale essi hanno avuto modo di (ri)conoscere ma anche disconoscere, ciò che è tossico perché potenzialmente pericoloso o si frappone come ostacolo all’affermazione della cultura delle parità. Lo spot palesa l’amore innato e profondissimo per la Tolleranza ed il Rispetto delle Differenze e intende rappresentare un potente monito alle comunità locale ed al mondo, nel quale essi stessi si percepiscono come parte attiva e vitale. Se è vero, come è vero, che le scelte didattiche sono quasi sempre regolate dall’incognita sconfinata della buona riuscita, in tutte le variabili indefinibili; l’assoluta nitidezza, la spontaneità, l’ efficacia del messaggio rese dai ragazzi, in una dirompente freschezza e bellezza, realizzando il messaggio-manifesto dei giovani Philosophers. Dopotutto le azioni e le procedure didattiche che svolgo ed impiego per i miei ragazzi, sono tutte legate a doppio filo, alla presenza e collaborazione di "partners" (in questo caso d’eccezione) che hanno sostenuto incondizionatamente la mia personale attitudine ed il senso profondo del nostro saper lavorare insieme. Il vantaggio è stato quello di relazionarsi con famiglie che sono state in grado di cooperare alla riuscita finale del lavoro; il beneficio di quanti saranno in grado di accostarsi allo spot con benevolenza e disponibilità, per lasciarsi condurre alla scoperta di un tema per sua natura difficile ed ostico, per cogliervi tutta la profondità ed al tempo stesso la naturalezza di certi ragionamenti; poi i philosophers che hanno determinato le condizioni per lo svolgimento di una magnifica esperienza didattica, anche se a distanza, con tutto l'amore e la passione di cui siamo stati titolari. Insieme abbiamo ridato senso e significato alla stessa didattica a distanza. La valutazione complessiva, così come il gradimento ed il consenso, non possono che dipendere dalle sole competenze e conoscenze acquisite dai ragazzi; ma certamente l’aspetto umano, comportamentale, relazionale, psicologico l’hanno di sicuro resa un’esperienza memorabile del quale ringraziare la dirigente Raffaella De Luca, che con lungimiranza e visione prospettica, ha fortemente sostenuto e voluto questa innovativa sperimentazione. Personalmente fare scuola con i miei alunni è un privilegio assoluto, che non è MAI del tutto banalmente prevedibile e/o scontato. Quando come in questo caso abbiamo elaborato l’idea di uno spot di promozione sociale, intendevo principalmente vincere la sfida con la motivazione autentica e l’interesse dei miei ragazzi, anche in ragione di tutte le difficoltà e le fatiche che la didattica a distanza ha comportano, in un tempo difficile e denso di preoccupazioni. Personalmente auspico che la scuola, dopo l’emergenza, ritorni ad essere nuovamente ciò che è per sua natura e deve continuare ad essere: il luogo fisico e non già virtuale dell’educazione, dove vita e sapere non sono “cose” distinte per diverso valore, ma ciò di cui continuare a prendersi cura e farsi carico con opportuna serietà e necessità. L’emergenza sanitaria tutt’ora in corso ha interrotto bruscamente l’insegnamento in presenza, impedendo di fatto di terminare programmi didattici secondo le consuete modalità di erogazione. Rodari diceva “È difficile fare le cose difficili (…) Imparate a fare le cose difficili” Stavolta Insegnare solo attraverso le parole i Ragionamenti e le riflessioni, un tema anche controcorrente, come quello degli stereotipi, è stato quanto mai difficile e soprattutto complicato; ma lo abbiamo fatto per determinare nei fatti quella scuola ricca di saperi e solidale, capace cioè di tenere il passo dei tempi; di rendere gli studenti i veri protagonisti ed attori del cambiamento. In un tempo quanto mai drammatico in cui la parola è è diventata più che mai un potente strumento di potere - sebbene principalmente facoltà che ci rende umani e liberi - la parola ogni volta ha reso possibile che si dicesse anche l’indicibile; esattamente come nella realtà: dove le urla e la prevaricazione prevalgono sulla consistenza di certe difficili argomentazioni, che sono dure a trasformarsi o che si fatica a dismettere e che magari subdolamente persistono senza allentare un po' della loro presa, svilendo ed appiattendo individui e collettività; Allora e solo allora, si è cercato di dare spazio a parole nuove. Poiché le parole hanno un peso sempre, ci premeva allora che, quelle parole fossero quanto mai adeguate e giuste, dirette ed efficaci. Adesso che tendiamo a essere tanto avviluppati da parole grevi, pesanti, lanciate nel trionfo della superficialità; era tanto importante quanto mai indispensabile, rendere conto di certe parole; ed ancor più riuscire a farlo per condividere la nostra comune idea ed il peso specifico della scuola profondamente connessa alla realtà sociale di questo tempo difficile. Attraverso la parola prestata alla conoscenza, i contenuti profondi e non superficiali, i nostri ragazzi sono stati capaci di promuovere e sostenere la civiltà del progresso e dell’impegno sociale. Perché è vero le competenze sono estremamente utili e la scuola deve garantire che tutti le sviluppino, ma non sono solo queste l’unica cosa che devono apprendere gli studenti: senza un atteggiamento, un comportamento responsabile, critico, dialogico e riflessivo, le competenze da sole non saranno mai in grado di renderli Individui Persone. La pandemia ha sconvolto non solo le nostre abitudini di vita quotidiane, ma ci ha costretti, nel bene e nel male, a dover ripensare (in un breve lasso di tempo) svariati ambiti delle nostre vite: l’economia, il lavoro, la politica, l’arte, la religione, il tempo libero, lo sport ma soprattutto, la scuola. Se l’emergenza ha alterato le nostre pratiche di vita, modificandole e costringendoci ad adattare su di esse nuovi modelli di organizzazione della vita sociale e privata; alla Pucciano la pandemia non ha incrinato la voglia di riuscire a dare un senso unitario a tutte le Conoscenze” e soprattutto un profondo senso all’ apprendere da un lato competenze, nozioni, concetti, dall’altro sviluppare un pensiero critico e un comportamento responsabile e maturo, anche a livello affettivo. Philosophers avanti con Coraggio, il mondo è anche vostro! |
PUBBLICATO 26/06/2020 | © Riproduzione Riservata
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