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Vigliaturo come Bossi.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
Radio Padania Libera, martedì 28 scorso. All’interno del programma musicale “musica indipendente”, c’è un ospite; si chiama Valerio Vigliaturo, in arte Valerio Manni. E’ un giovane appassionato di arte, docente, musicista. Il papà è il noto Silvio Vigliaturo, scultore del vetro ed a cui è intitolato il museo presente in Acri presso il museo Falcone che custodisce circa duecento opere tra dipinti e sculture.
Valerio Manni ne è il direttore artistico sin dalla sua nascita, ovvero dal 2006. Come il papà anche lui vive e lavora a Chieri, alle porte di Torino ma entrambi hanno radici acresi.
Ad Acri, Valerio, però si vede pochissimo anche perché, in realtà, il ruolo di direttore artistico lo svolge il papà. Valerio Manni Vigliaturo si occupa principalmente di musica; suona e canta e del museo ne ha curato gli aspetti sonori. L’altro giorno, sull’emittente padana, ha presentato in anteprima il suo nuovo disco ed un singolo dal titolo, oramai non più originale, S.P.Q.R. Il conduttore lo intervista e lui svela che la canzone gli è venuta in mente leggendo ed ascoltando le notizie riguardo le affermazioni del ministro Bossi sull’acronimo S.P.Q.R.
In realtà il Manni propone solo una piccola parte del suo brano dai toni tutt’altro che leggeri e amichevoli. Manni apostrofa i cittadini dell'Urbe con epiteti come «sciacalli senza sangue», «porci e maiali senza palle». Manni era stato invitato negli studi dell'emittente leghista per presentare il suo album «Il momento giusto». A sorpresa, aveva poi cantato in diretta, durante il programma condotto da Samuele Varin. Nell'audio caricato dalla Radio leghista su YouTube compare, come accompagnamento visivo, una galleria di immagini di Bossi, Calderoli e dei raduni leghisti, alternate a foto di Alemanno, Totti, una rissa sugli scranni di Montecitorio, Alberto Sordi in «Un americano a Roma», il saluto fascista dell'ex giocatore della Lazio Di Canio, Sabrina Ferilli nello spogliarello per lo scudetto alla Roma, Christian De Sica, e Gianfranco Fini in una vignetta da denuncia per vilipendio.
Siamo tutti padani contro quei romani che vogliono il gran premio”, recita, tra gli applausi del personale in studio a Radio Padania, l'ultima strofa della canzone, “ma non ve lo daremo... a Monza ci vedremo e in c... ve lo daremo». Parole non certo destinate a rasserenare il clima già teso. Alla fine, però, Manni minimizza; «la mia è solo una canzonetta, non mi prendo sul serio, come non dovrebbero essere prese sul serio tante affermazioni che sono poi ironiche e sono legate a certi contesti e vanno chiuse lì, invece poi si cerca sempre lo scoop e la critica».
Ma tali dichiarazioni sono servite a poco; gli acresi sono ugualmente indignati, l’agone politico pure. Nessuno si aspettava che un acrese di adozione, direttore artistico di un importante museo finanziato da un comune meridionale qual è Acri, potesse presentare un suo disco in una realtà che non è certo amica di una regione che ha dato i natali a suo padre e che gli permette di valorizzare e far conoscere le sue opere.

PUBBLICATO 02/10/2010

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